Siria ruba scena a Valdai: “irriduducibili Idlib” saranno eliminati

Alto funzionario Difesa: tutti devono aiutare per la ricostruzione

OTT 16, 2018 -

Sochi, 16 Ott. (askanews) – La Russia ha bloccato l’offensiva su Idlib, l’ultima provincia siriana controllata dall’opposizione, ma “bisogna risolvere il problema degli irriducibili”, dei gruppi radicali che “bisognerà eliminare: non c’è alternativa”: al meeting annuale del Valdai Club, a Sochi, il conflitto siriano ha monopolizzato la scena di un dibattito dedicato al ruolo della Russia in Medio Oriente. Ad annunciare una prossima resa dei conti per Idlib è Vitalij Naumkin, direttore scientifico dell’Istituto Studi Orientali dell’Accademia delle Scienze russa, consigliere molto ascoltato dai vertici russi per la Siria. Per Naumkin, il presidente Vladimir Putin ha “fatto benissimo a frenare su Idlib, le conseguenze di un attacco frontale sarebbero state terribili dal punto di vista umanitario” e “l’intesa con la Turchia è di per sè un grande successo”. Ma le zone di de-escalation, le aree smilitarizzate concordate con Ankara sono necessariamente temporanee” e bisogna attendersi “abbastanza presto degli attacchi mirati”.

La Russia rivendica una generale stabilizzazione in Siria e ora vorrebbe spingere l’acceleratore sul processo politico – a partire da una nuova Costituzione – e il ritorno dei profughi, che nei piani di Mosca deve essere accompagnato dalla ricostruzione. Un’opera immane, per cui il Cremlino vorrebbe coinvolgere la Comunità internazionale, dall’Europa agli USA. “Servono enormi fondi per ricostruzione, centinaia di miliardi di dollari, dobbiamo farlo assieme”, ha esortato un alto funzionario della Difesa russa, oggi a sua volta al Valdai club.

Se nella provincia di Idlib sono stati portati 42mila miliziani – molti di gruppi estremisti come Hayet Tahrir Al Sham, che non si sta arrendendo – nelle cosiddette zone di ‘de-escalation’ secondo i dati russi si trovano oltre 170mila profughi, a fronte di 100mila che sono già rientrati. Gli altri, milioni, sono tra Turchia, Giordania, Iraq e in molti Paesi dell’Ue: quasi 4.000 in Italia. “Almeno 1,7 milioni di profughi vogliono tornare, certo non possiamo portarli indietro così, nel nulla, dobbiamo aiutare, mettere a disposizione infrastrutture, garantire una quotidianità funzionante”, spiegano dai vertici della Difesa russa. “Ci sembra che sarebbe buona cosa soprattutto per i Paesi dove sono arrivati più profughi dalla Siria, potrebbero investire per farli tornare, naturalmente su base volontaria: chiediamo a tutti di aiutare contribuire”.