Brasile, primo dibattito tv per le presidenziali, senza Lula

Ex presidente, grande favorito, è in carcere

AGO 10, 2018 -

San Paolo, 10 ago. (askanews) – Il primo dibattito televisivo in vista delle presidenziali di ottobre in Brasile, tenuto ieri sera senza il grande favorito nei sondaggi, l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, ha mostrato un Paese profondamente diviso.

L’assenza di Lula, che sta scontando una condanna a 12 anni e un mese per corruzione e riciclaggio di denaro, è uno dei tanti paradossi delle prossime elezioni, le più incerte della storia recente del paese.

Sono 13 i candidati alla massima carica dello Stato, ma solo otto hanno partecipato al dibattito tv, durato oltre tre ore, tra cui i quattro pesi massimi, oltre a Lula: Jair Bolsonaro (estrema destra), dato in seconda posizione nei sondaggi, Geraldo Alckmin (centrodestra), Marina Silva (ambientalista) e Ciro Gomes (sinistra). Quattro dei 13 concorrenti sono stati esclusi perché non molto rappresentativi.

Tra i più scrutinati Bolsonaro, ex capitano dell’esercito e nostalgico della dittatura militare, apparso poco a suo agio in televisione, a differenza si quando si trova davanti alle folle di propri sostenitori o sui social network. Interpellato su quale sarà la sua risposta a stupri e violenze contro le donne, in aumento nel Paese, ha ribadito la sua controversa proposta di “castrazione chimica volontaria” dei criminali. Spesso paragonato a Donald Trump, l’ex militare ha anche difeso il porto d’armi e la creazione di “scuole militari”. Guilherme Boulos, del Partito Socialismo e Libertà (PSOL), si è scagliato contro il candidato di estrema destra sostenendo che “il Brasile sa che lei è razzista, maschilista e omofobo”, accusandolo anche di corruzione.

Il candidato di centrodestra Alckmin ha rimarcato la necessità di adottare riforme che consentano all’economia di “crescere con forza”. Ma Silva ha risposto prendendo di mira l'”establishment”, di cui fa parte il Psdb di Alckmin e dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso, sostenendo che “coloro che hanno creato i problemi non li risolveranno”.

Grande assente Lula, che aveva chiesto di partecipare in videoconferenza, richiesta respinta da un giudice. Decisione che “viola i diritti del popolo brasiliano… si chiama censura”, ha scritto l’ex capo di Stato in una lettera inviata all’emittente e pubblicata sui social network. Una legge brasiliana stabilisce che qualsiasi persona condannata in appello, come nel caso di Lula, sia ineleggibile. Il partito dei lavoratori di Lula intende presentare tutti i possibili ricorsi per consentire all’ex presidente di correre per la presidenza; in caso di fallimento, sarà probabilmente candidato Fernando Haddad.

Esasperati dai continui scandali di corruzione, molti brasiliani sono stanchi della politica, tanto che secondo due recenti sondaggi tra il 33% e il 41% dell’elettorato è indeciso o pensa di astenersi. Secondo un altro sondaggio, il 45% dei brasiliani si è detto “pessimista o molto pessimista” riguardo alle elezioni. Secondo il professore di Relazioni internazionali Matias Spektor, della Fondazione Getulio Vargas, “a differenza di altri paesi, non abbiamo visto emergere nuovi leader che potrebbero cavalcare questa ondata di malcontento popolare. Il sistema politico brasiliano continua a generare molta frustrazione”.

Sim-Rcc