Spagna: bimbi contesi con papà italiano, 5 anni carcere alla mamma

Colpevole di sequestro, revocata la custodia per sei anni

LUG 27, 2018 -

Madrid, 27 lug. (askanews) – Cinque anni di reclusione. È questa la condanna inflitta dalla magistratura spagnola a Juana Rivas, riconosciuta colpevole di aver nascosto i figli per non consegnarli – come ordinato dai tribunali – al papà italiano, Francesco Arcuri, che lei accusava di abusi. Lo ha stabilito il tribunale di Granada, che ha definitivamente risolto in favore del 51enne genovese ma trapiantato in Sardegna una dura battaglia legale sull’affidamento dei due figli minori.

Il tribunale della città andalusa ha stabilito che la donna spagnola stava strumentalizzando la “tesi dell’abuso” per mantenere la custodia dei bambini, che oggi hanno 12 e 4 anni, e le ha ordinato di pagare un risarcimento di 35mila euro all’ex partner oltre che le spese legali. Ha inoltre stabilito che la mamma non potrà avere la custodia dei figli per sei anni, accusandola di sequestro di minori.

I fatti. Rivas lascia la Sardegna con i due bambini con il consenso di Arcuri, che nell’isola gestisce attività ricettive, nel maggio 2016, inizialmente per un mese e mezzo. Poi però inizia a rinviare il ritorno, fino a quando invia un’e-mail all’ex partner in cui lo informa di aver avviato le procedure di affidamento per stare con i figli nel suo Paese. Nel luglio dello stesso anno sporge anche una denuncia per violenza domestica contro l’uomo, che nega le accuse.

Inizia un aspro contenzioso, a Roma si attiva l’Autorità centrale del ministero della Giustizia, che contatta e si confronta con gli omologhi spagnoli i quali riconoscono la sottrazione di minori. Il 14 dicembre (2016) arriva la prima sentenza, che stabilisce che i bambini debbano rientrare in Italia entro tre giorni. La donna fa ricorso, respinto dopo quattro mesi; il 13 luglio (2017) arriva un’altra sentenza nella stessa direzione.

L’appuntamento per consegnare i due figli è fissato a Maracena, periferia di Granada, ma la donna non si presenta e si rende irreperibile per un mese. Poi si costituisce in tribunale a Granada e consegna i figli. Il caso di Juana Rivas ha colpito molto l’opinione pubblica spagnola, dove la lotta contro le violenze domestiche è in cima all’agenda delle priorità del governo.

Alcuni hanno criticato questa mamma per aver infranto la legge e hanno espresso dubbi sulla sua versione dei fatti, altri l’hanno sostenuta – ad esempio la presidente andalusa, Susana Díaz, che le ha offerto assistenza legale – sottolineando come l’ex partner fosse già stato condannato per abuso domestico nel 2009.

Una vicenda di cui però il tribunale di Granada era perfettamente a conoscenza – i giudici hanno detto che Arcuri fu riconosciuto colpevole di aver colpito la donna, ‘rea’ di essere rincasata alle 5 del mattino, quando la coppia viveva in Spagna – e che ha evidentemente tenuto in considerazione nelle sue decisioni.

“Non ho commesso alcuna violenza”, ha da parte sua dichiarato alla stampa italiana il 51enne genovese, “Nel 2009 ho commesso l’errore di accollarmi la colpa di un litigio con il solo scopo di poter stare con mio figlio. Ero io ad aver accusato lei, poi nel processo mi sono preso le colpe per chiudere in fretta la vicenda e salvaguardare la mia famiglia. È stato un compromesso che mi è venuto dal cuore, con il senno di poi è stato un errore drammatico. Mi fa orrore la violenza sulle donne. Ho sempre appoggiato le battaglie femministe, anche quelle delle persone che oggi mi accusano senza conoscere i fatti”. La prova, secondo Arcuri, che quell’episodio non ebbe il peso che oggi gli si attribuisce, è che “Juana è tornata a stare con me dopo uno o due mesi”. Dopo i fatti i due tornano insieme, si trasferiscono nell’isola sarda di Carloforte, e quattro anni fa nasce il secondo figlio. Seconda gravidanza menzionata anche dai giudici spagnoli nelle loro decisioni.

Nella querela del 2016, Rivas racconta di aver vissuto l’inferno in Sardegna, accusando l’ex partner di “chiuderla in una stanza per ore, di colpirla, di sputarle in faccia, di tirarle i capelli”. Aggiunge che i loro figli, in particolare quello più grande, “hanno sofferto molto e sono stati testimoni di molte cose”. Ma il tribunale ribatte che uno psicologo ha effettuato una perizia sul figlio maggiore e non ha riscontrato tracce di traumi legati a violenze domestiche; sottolinea anche come non ci siano prove di abusi oltre al già citato episodio del 2009.

“I fatti dimostrano che ha deciso di separarsi (da Arcuri) nell’estate 2016 e…si è resa conto che questo sarebbe stato un grande ostacolo alla custodia dei due bambini. Per ottenerla, ha deciso di strumentalizzare e sfruttare la vicenda dell’abuso”, ha stabilito il tribunale. La sentenza ha di nuovo colpito molto l’opinione pubblica spagnola e il caso è diventato topic trend su Twitter.