## Ecco il nuovo Djagilev che fa sognare il pubblico italiano

Lebedev ha realizzato progetto culturale di Putin Stagioni Russe

LUG 13, 2018 -

Mosca, 13 lug. (askanews) – Si respira molta cultura russa in Italia quest’anno. Concerti, balletti, mostre ma anche spettacoli circensi, sul ghiaccio, e tournée varie. Sembra di essere tornati ai bei tempi quando Sergey Djagilev nel 1907 presentò cinque concerti di musica russa in Francia e nel 1908 mise in scena una produzione del Boris Godunov con Feodor Shaljapin all’Opéra di Parigi. E in effetti di Stagioni russe si sta parlando. “Si può considerare un po’ un ritorno: per la prima volta nel 2017 abbiamo tenuto le Stagioni russe in Giappone e l’idea appartiene personalmente al presidente della Federazione russa Vladimir Putin, che durante il suo viaggio in Giappone, propose a Shinzo Abe il progetto; Abe rispose di sì e il Sol Levante divenne il primo Paese dove si sono tenute le Stagioni russe”. Così in un’intervista ad Askanews, Aleksey Lebedev, direttore generale dell’agenzia Roskonzert, inizia a raccontare questa strabiliante avventura che dall’inizio dell’anno è sbarcata in Italia e nel 2019 arriverà in Germania. “Storicamente Djagilev iniziò il progetto proprio come noi, probabilmente non in maniera così monumentale” afferma Lebedev. “Portò all’estero tutto quello che era più famoso in Russia. Per avvicinare lo spettatore europeo alla cultura russa. Probabilmente negli ultimi anni mise l’accento sul balletto, ma bisogna notare che Djagilev era un commerciante: il balletto si vendeva bene. L’idea che ci ha posto davanti il nostro presidente è stata invece: dare un’indicazione più ampia della cultura russa. In questo sta anche l’unicità delle Stagioni russe: in un anno solare si presenta in un solo Paese tutto il possibile. Non è un prodotto speciale per l’export. Quello che facciamo ogni giorno, è mostrare la ricchezza e la diversità nella nostra cultura”.  Lo stato russo ha destinato all’iniziativa quest’anno 300 milioni di rubli, di cui un terzo in forma di sussidi da parte del Ministero della Cultura e altri 200 milioni del fondo di riserva destinato proprio all’allargamento del progetto, racconta il direttore di Roskonzert. Ma ci sono anche sponsor o partecipanti che si autofinanziano. “Le tournée non sono mai a buon mercato, ma il risultato raggiunto ha stupito i nostri stessi partner giapponesi. La cerimonia di apertura in Giappone si è svolta solo a giugno, ma in sei mesi abbiamo tenuto 244 eventi e concerti in 42 città giapponesi. Gli spettatori sono stati circa 3 milioni. I giapponesi dicono di più. Per noi è stato molto importante che il governo di Tokyo abbia dedicato molta attenzione al progetto ad aprile 2017, quando Abe venne in visita a Mosca, Putin lo invitò personalmente all’apertura delle Stagioni Russe a giugno. E Abe venne. In scena andò il balletto Giselle con il corpo di ballo del teatro Bolshoi. Tutto questo ha avuto a sua volta un risultato: quest’anno Abe ha aperto in Russia l’anno del Giappone, non solo anno culturale ma anche economico. E lo ha fatto proprio dal palcoscenico del Teatro Bolshoi”.

Teatri leggendari, talenti inarrivabili. La Stagioni russe hanno permesso anche a chi non ha la fortuna di essere mai stato a Mosca o a San Pietroburgo, di capire ancora di più di chi è stato solo nelle “due capitali”. “Con il bagaglio di esperienza fatta in Giappone, abbiamo aperto le Stagioni russe in Italia”, prosegue Lebedev. “Ancora con più forza ed entusiasmo, poiché l’Italia da sempre, tanto più sul piano culturale, è un grande partner. Non solo un amico, ma anche un insegnante è il vostro Paese. La pittura italiana, la scultura italiana è materia di studio nelle nostre scuole e nelle nostre università. Quindi nel programma italiano abbiamo pensato di soddisfare tutte quelle richieste e quei desideri che avevamo sentito dagli spettatori giapponesi e che non avevamo potuto esaudire. Io penso che ci siamo riusciti. Abbiamo iniziato a gennaio, ma il periodo più intenso sarà da settembre fino alla fine dell’anno. Ci saranno tante di quelle iniziative, che toccheranno ogni zona della nostra cultura. A partire dal circo fino al cinema. Ovviamente un posto a parte lo avrà la cultura in senso classico, la musica sinfonica, il balletto”.  Uno dei progetti più interessanti in Italia è quello di Ilya Averbukh a Verona, all’Arena. “Noi metteremo il ghiaccio e mostreremo uno show sui pattini, “Romeo e Giulietta” il 7 ottobre. Dopo di che lo spettacolo si sposterà a Torino, e per i pattinatori sarà una grande emozione, poiché si tratta di una squadra di campioni del mondo e olimpionici che ha vinto molte medaglie anche ai Giochi invernali 2006 sotto la Mole”.

In Italia si parla di 6 milioni di spettatori, quasi 3000 partecipanti al progetto e almeno 310 eventi in 74 città italiane. “Io sono sicuro che la cultura semplifica il dialogo. Lo ha dimostrato anche il campionato del mondo di calcio, che si svolge in Russia e attraverso il quale abbiamo accolto migliaia di tifosi da tutto il mondo. Chi crede nel nostro paese e ci viene a trovare, riparte senza delusioni. Io potrei sbagliarmi, ma credo che uno dei compiti principali di Stagione russe sia quello di mostrare allo spettatore che la nostra cultura non si limita al balletto, o alla musica sinfonica. Tutti sanno che noi siamo a un certo livello in questi due ambiti: se prendiamo direttori o virtuosi come Valerij Gergiev o Denis Matsuev, se prendiamo il Teatro Bolshoi o la prima ballerina Svetlana Zakharova, parliamo di qualcosa noto in tutto il mondo. Ma la nostra cultura è molto più variegata. La Russia è grande, e Mosca e San Pietroburgo sono due soggetti a parte. Certo il turista può venire a Mosca e troverà tutto bello e interessante, ma noi abbiamo anche un nord del Caucaso che è fantastico, con le sue tradizioni, noi abbiamo il Lontano oriente, abbiamo la Siberia. E ognuno di questi territori, e anche altri, ha un suo codice culturale. Stiamo cercando di unire tutti questi codici per dimostrare la diversità della nostra cultura. Per fare in modo che le persone conoscano la Russia e non ne abbiano paura”.

E l’entusiasmo scatenato in Italia appare crescente: “A marzo – sottolinea Lebedev – abbiamo aperto a Roma la mostra delle opere degli ex-allievi dell’Accademia Russa di pittura, scultura ed architettura di Il’ja Glazunov “Questo è il mio mondo”. Si tratta di pittura in senso classico, qualcosa che in un certo senso si sta perdendo. Inizialmente la mostra doveva fermarsi a Roma soltanto un mese e poi tornare indietro. Invece, dopo la capitale, ha già viaggiato in tre città. In questo momento si trova a Genova, e dopo andrà a Palermo. Si tratta di una richiesta che viene dal Paese di accoglienza. Certo è chiaro che ci sono istituzioni come il museo Pushkin di Mosca o la galleria Tretjakov, le cui mostre vengono accolte da qualsiasi Paese, senza bisogno nemmeno di pensarci un attimo. E così si muovono. Ma non c’è solo quello. Ci sono istituzioni che per vari motivi non viaggiano. Ma sono altrettanto interessanti. E noi aiutiamo proprio queste istituzioni a raggiungere il pubblico”.

Ma non ci sono solo le Stagioni russe. “Uno dei nostri progetti chiave è il forum internazionale della cultura che se tiene ogni anno a San Pietroburgo. E quest’anno sarà dal 15 al 17 novembre. Dal 2017, il Paese ospite è diventato quello che ha ospitato le stagioni russe durante l’anno. Lo scorso anno era il Giappone, quest’anno sarà l’Italia. Lo scorso anno, dal Sol Levante era giunta una delegazione governativa molto ampia. E proprio nell’ambito del forum culturale sono stati firmati una serie di accordi molto importanti. Quest’anno ci aspettiamo una grande quantità di ospiti dall’Italia, tanto più che abbiamo in previsione diverse eventi dedicati alla cultura italiana. Vorremmo portare il regista Paolo Sorrentino. Ma non ci fermeremo a lui. Anche in questo caso vogliamo portare la varietà della cultura. In questo caso, la vostra”.