Etiopia, tappeto rosso e sorrisi per visita “storica” eritrea

Dopo 20 anni di animosità e tensioni, seguite a guerra 1998-2000

GIU 26, 2018 -

Roma, 26 giu. (askanews) – Tappeto rosso, corone di fiori di benvenuto e tanti sorrisi per “la calorosa accoglienza” riservata dal premier etiope Abyi Ahmed alla delegazione eritrea giunta oggi ad Addis Abeba per “il primo contatto di alto livello dopo quasi due decenni di stallo”. “Un momento storico”, ha scritto il quotidiano indipendente Addis Standard all’arrivo del ministro degli Esteri eritreo, Osman Saleh, e del consigliere del presidente eritreo, Yemane Gebreab, nella capitale etiope. E sui social media si sono subito moltiplicati i messaggi di speranza per un vero disgelo tra i due Paesi del Corno d’Africa: “Tre mesi fa tutto questo sarebbe sembrato un sogno”, ha scritto su Twitter un membro della Forza aerea eritrea, auspicando che si arrivi alla “pace tra Eritrea ed Etiopia”. “Chi avrebbe immaginato tutto questo solo due mesi fa?”, gli ha fatto eco un’attivista etiope.

La visita arriva dopo l’annuncio di inizio giugno del premier etiope, al potere dallo scorso aprile, di voler rispettare l’accordo di pace del 2000 e applicare integralmente la demarcazione del confine decisa nel 2002 da una Commissione preposta. Un annuncio a cui il presidente Isaias Afewerki ha risposto il 20 giugno, decidendo l’invio di propri rappresentanti “per valutare gli attuali sviluppi in modo diretto e approfondito così come per definire un piano per un’azione futura” a fronte della “cristallina direzione positiva messa in moto” dalla nuova leadership etiope.

I due Paesi si trovano in una situazione di “nè guerra nè pace” dopo il conflitto del 1998-2000, costato la vita a quasi 80.000 persone, a fronte del rifiuto opposto da Addis Abeba al riconoscimento del confine tracciato dalla Commissione Onu. Un conflitto che era stato preceduto da diversi incidenti avvenuti subito dopo la conquista dell’indipendenza da parte dell’Eritrea, nel 1991, dopo 30 anni di guerra.

Nel 1962, infatti, l’imperatore etiope Haile Selassie aveva annesso l’Eritrea, allora “entità autonoma” federata con l’Etiopia, innescando la lotta per l’indipendenza, conclusasi nel maggio del 1991 con la conquista di Asmara. I combattenti del Fronte Popolare per la Liberazione dell’Eritrea (Eplf) hanno combattuto al fianco del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) del defunto premier etiope Meles Zenawi, portando alla caduta il regime di Mengistu Haile Mariam. L’Eritrea è diventata ufficialmente indipendente il 24 maggio 1993, e, in virtù di un accordo tra Eplf e Tplf raggiunto durante la lotta contro Mengistu, ha ottenuto il controllo dei porti di Massaua e Assab. L’Etopia ha perso allora i suoi sbocchi sul mare.

Nel maggio 1998 ci sono i primi scontri tra forze etiopi ed eritree per un contenzioso su alcune centinaia di chilometri dei circa 1.000 chilometri di confine comune. L’Eritrea accusa l’Etiopia di aver cambiato a sua insaputa il tracciato del confine, rimasto poco chiaro fin dall’indipendenza; a sua volta Addis Abeba accusa Asmara di violare il proprio territorio, invadendo l’area di Badme. Due anni dopo, a seguito del fallimento di vari tentativi negoziali, le forze etiopi lanciano una vasta offensiva, arrivando a bombardare l’aeroporto di Asmara a fine maggio 2000.

Nel dicembre 2000 viene firmato ad Algeri un accordo di pace che mette fine al conflitto e istituisce una zona di sicurezza temporanea (Tsz), una zona cuscinetto di 25 chilometri lungo il confine, monitorata dall’Onu. L’accordo prevede anche l’istituzione di una Commissione per il confine che, in collaborazione con la Corte di arbitrato internazionale dell’Aja, ha il compito di demarcare la linea di frontiera. Le due parti accettanno che il verdetto della Commissione sia “finale e vincolante”.

Nell’aprile del 2002 la Commissione emette il proprio verdetto assegnando all’Eritrea la contestata area di Badme. L’Etiopia respinge la decisione, bollandola come “illegale, ingiusta e irresponsabile”, e sollecita “interpretazione, correzione e consultazioni” che la Commissione rifiuta. Da allora il confine tra i due Paesi è altamente militarizzato con sporadici scontri al confine; l’ultimo risale al giugno del 2016, quando Asmara disse di aver ucciso oltre 200 soldati etiopi, mentre Addis Abeba ammonì sulla propria “capacità di condurre una guerra totale”.

Dopo così tanti anni di guerra, animosità e tensioni si comprende lo stupore e la speranza che etiopi ed eritrei stanno esprimendo in questi ultimi giorni sui social media, soprattutto a fronte della risolutezza del premier etiope a “risolvere le differenze attraverso il dialogo, per il bene comune dei nostri due paesi”, come disse il giorno del suo insediamento davanti al parlamento.

“Mai nei miei sogni più sfrenati avrei pensato di poter assistere a tutto questo – ha scritto oggi su Twitter una donna eritrea postando la foto di Abiy e Saleh sorridenti all’aeroporto – spero che questa disputa lunga due decenni venga risolta una volta per tutte”.

(con fonte Afp)