Grecia, tempesta politica su accordo per nome Macedonia

Da opposizione conservatrice mozione di sfiducia a governo Tsipras

GIU 14, 2018 -

Atene, 14 giu. (askanews) – La proposta di accordo per risolvere la disputa – che dura da 27 anni – tra Macedonia e Grecia sul nome della ex repubblica jugoslava ha scatenato una tempesta politica ad Atene. Il governo in particolare si ritrova investito dalle critiche del principale partito di opposizione, che giudica l’idea di ribattezzare la piccola repubblica balcanica “Macedonia del Nord” una vera e propria “ritirata nazionale”.

Il partito conservatore Nuova Democrazia ha infatti presentato una mozione di sfiducia nei confronti del governo del premier Alexis Tsipras, che ha dato il suo assenso al patto con Skopje.

La riluttanza dell’opposizione greca alla prospettiva di formalizzare il nome dell’attuale Fyrom (Former Republic of Macedonia) in Macedonia deriva dal fatto di avere una omonima provincia settentrionale, culla dell’impero di Alessandro Magno e fonte di assoluto orgoglio nazionale per la Grecia moderna; di fatto la maggior parte delle critiche riguarda l’adozione dell’aggettivo “macedone” per gli abitanti e la lingua della Repubblica balcanica.

Tsipras riferirà domani in parlamento sull’accordo raggiunto con la sua controparte macedone Zoran Zaev dopo mesi di complicati negoziati. “Questo è un accordo che fa bene sia alla Grecia che alla regione”, ha sostenuto ieri sera Tsipras in una intervista televisiva, “con questo accordo, cancelliamo qualsiasi tentativo di usurpare la nostra storia”. Anche il premier macedone Zoran Zaev ha salutato con favore l’intesa, parlando di una “soluzione storica”.

Tuttavia l’accordo deve ancora essere approvato dal Parlamento macedone e successivamente sottoposto a un referendum, nonché ratificato dallo stesso Parlamento ellenico dove Tsipras gode tuttavia di una comoda maggioranza. L’intero processo potrebbe dunque richiedere mesi, senza contare l’opposizione espressa dal presidente macedone Gjorge Ivanov, il quale tuttavia ha poteri di veto limitati e non può impedire la consultazione popolare; inoltre, il testo dell’accordo prevede un emendamento della Costituzione macedone per includervi la nuova denoninazione.

Skopje spera che la soluzione della disputa – auspicata fortemente sia dall’Ue che dalla Nato – possa aprirle fonalmente le porte dell’integrazione nel blocco europeo e nell’Alleanza Atlantica, bloccate fino ad ora dal veto di Atene: delle indicazioni in tal senso potrebbero arrivare già al vertice Ue della fine di giugno, mentre l’invito ad aderire alla Nato potrebbe giungere entro al fine di luglio.

(fonte Afp)