Francia, Sarkozy in stato di fermo: l’indagine sui fondi da Gheddafi che frena il suo ritorno

Inchiesta su presunti finanziamenti illeciti dalla Libia nel 2007

MAR 20, 2018 -

Roma, 20 mar. (askanews) – Appena una settimana fa una fonte dei Repubblicani ammetteva senza equivoci: Nicolas Sarkozy “sta preparando il suo ritorno, è evidente”. Ma a distanza di qualche giorno, una nuova – imprevista – circostanza potrebbe mandare all’aria i progetti politici dell’ex capo dello Stato. Sarkozy è stato fermato oggi per essere interrogato dalla polizia giudiziaria di Nanterre, nell’ambito di un’indagine sul possibile finanziamento da parte della Libia della sua vittoriosa campagna presidenziale del 2007. Il fermo, secondo la legge francese, può avere una durata massima di 48 ore. Poi, l’ex presidente potrebbe anche essere condotto davanti ai magistrati per un’incriminazione formale.

A meno di un anno e mezzo dalla sua sconfitta senza appello al primo turno delle primarie della destra francese, Sarkozy, 63 anni, aveva moltiplicato le sua apparizioni: un discorso al Senato sulla sua revisione costituzionale del 2008, interventi sui media a sostegno di una campagna contro il cancro infantile, e persino sui suoi gusti letterari o la sua passione per lo sport. “Non male per un pensionato”, ha ironicamente commentato in questi giorni un’altra fonte del suo partito, confermando implicitamente quanto era chiaro ai più: Sarkozy non ha mai veramente rinunciato a un ruolo nel gioco politico del Paese, a cui partecipa di fatto dal 1983.

Un progetto che gli agenti dell’Ufficio centrale per la lotta alla corruzione e ai reati finanziari e fiscali, questa mattina, potrebbero aver mandato in frantumi. L’inchiesta, aperta nell’aprile del 2013, nasce dopo la pubblicazione nel maggio 2012 sul sito Mediapart di un documento libico che menzionava un presunto finanziamento della campagna di Sarkozy nel 2007 da parte della Libia di Muammar Gheddafi. Da allora, l’indagine, nell’ambito della quale è stato ascoltato oggi anche l’ex ministro dell’Interno Brice Hortefeux, ha fatto registrare notevoli progressi. Soprattutto negli ultimi tempi, secondo fonti citate da Le Monde, diversi ex dignitari libici dell’era di Muammar Gheddafi avrebbero cominciato a collaborare all’inchiesta in maniera più attiva, portando nuove prove sui sospetti finanziamenti illeciti.

Già nel novembre del 2016, mentre in Francia erano in corso le primarie dei Repubblicani, l’intermediario Ziad Takieddine aveva affermato di avere trasportato 5 milioni di euro in contanti da Tripoli a Parigi tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 per consegnarli a Claude Gueant (ex segretario generale dell’Eliseo) e poi a Nicolas Sarkozy, allora ministro dell’Interno. Da lì, gli inquirenti hanno investigato sulla possibile “complicità nella corruzione di pubblico ufficiale straniero” e “complicità nell’appropriazione indebita di fondi pubblici in Libia”, in considerazione anche del fatto che tali osservazioni di Takieddine confermavano in sostanza quelle del 20 settembre 2012 di Abdallah Senoussi, ex direttore dell’intelligence militare libica, davanti al procuratore generale del Consiglio nazionale transitorio libico.

E ad aumentare i sospetti, secondo Le Monde, ci sarebbero anche i libri dell’ex ministro del Petrolio libico Shoukri Ghanem, morto nel 2012 in circostanze ancora dubbie. Recuperati dalla giustizia francese, menzionano l’esistenza di pagamenti a Nicolas Sarkozy. Beshir Saleh, ex gran finanziere di Gheddafi e uomo di relazioni con la Francia, recentemente ferito da colpi d’arma da fuoco durante un attacco a Johannesburg, aveva dichiarato al quotidiano qualche tempo fa: “Gheddafi ha detto di aver finanziato Sarkozy. Sarkozy ha detto che non è stato finanziato. Credo più a Gheddafi che a Sarkozy”.

(con fonte Afp)