##Russia, plebiscito per Putin: rimarrà al Cremlino sino al 2024

Riceve il 73,1% dopo lo spoglio del 30% delle schede

MAR 18, 2018 -

Mosca, 18 mar. (askanews) – Stacca il biglietto per un quarto mandato presidenziale fino al 2024 l’attuale presidente russo, Vladimir Putin, che riceve il 73,1% dopo lo spoglio del 30% delle schede elettorali, secondo la Commissione elettorale centrale russa. I dati preliminari sui risultati delle votazioni, che vengono aggiornati nel centro informazioni della commissione, in tempo reale, già parlano molto chiaro.

Molto indietro il candidato del partito comunista Pavel Grudinin che ottiene il 14,96% per ora, mentre il capo del Partito Liberal Democratico della Russia Vladimir Zhirinovsky riceve il 6,73%, e la candidata del Partito di Iniziativa Civile Ksenia Sobchak si assicura soltanto l’1,39% dei voti. Malissimo gli altri: Grigory Yavlinsky, il co-fondatore del partito Yabloko, guadagna lo 0,78%. Sergey Baburin lo 0,63%, il commissario presidenziale per i diritti degli imprenditori Boris Titov e il presidente del partito comunista della Russia Maxim Suraykin ottengono lo 0,62 percento ciascuno.

Secondo la CEC, Putin ha ottenuto il 91,7% dei voti in Crimea, il 72,6% a Mosca e il 79,5% a San Pietroburgo. Quindi molto meglio rispetto ai sondaggi di febbraio.

La fama di Putin è talmente debordante che la biografia dell’attuale leader russo – e unico candidato credibile, domenica, ad altri sei anni al Cremlino – è stata scritta e riscritta, più e più volte. E se l’editoria russa, ma anche quella internazionale, punta spesso su di lui, vuol dire che il nome del già tre volte presidente russo è diventato ormai un brand, molto vendibile. E in effetti Putin – nome in codice “Plavun” ai tempi dell’accademia dei Servizi segreti sovietici – continua ad essere una garanzia in questo senso.

Ma al netto di una carriera politica che ha trasformato “Zagadka Putina” (Quel Rebus di Putin, dal noto saggio del 2000 dello scrittore Roy Medvedev) in “Putin, ora parlo io” (di Huber Seipel, il giornalista tedesco che ha seguito il leader per anni e poi ha raccolto le sue interviste in un saggio del 2017), il capo di stato ha saputo mettere a segno colpi da maestro. Non solo in politica internazionale.

Nato nel 1952 a Leningrado (l’attuale San Pietroburgo), Putin, come tutti sanno, da giovane ha lavorato per i servizi di intelligence sovietici all’estero, con un periodo di servizio a Dresda nella Germania orientale. E da questo soprattutto deriva il mistero che ancora oggi avvolge la sua figura, già ampiamente spiegata e raccontata. “Devo essere come mi vuole il mio popolo”, ha detto nel corso di una delle prime interviste a Seipel. Agli inizi degli anni Novanta fu nominato consigliere del sindaco di San Pietroburgo per gli Affari Internazionali e dal 1991 fu a capo della direzione del Comitato per le relazioni esterne della città, con il compito di promuovere i rapporti internazionali e attirare gli investimenti stranieri. Quindi, alla fine del decennio, dal 25 luglio 1998, fu a capo dell’Fsb, i servizi di sicurezza federali. Infine, divenne Primo ministro della Russia nell’agosto del 1999 e, nel giro di pochi mesi, presidente a inizio 2000. Immediatamente dopo le dimissioni del primo presidente della Federazione russa, Boris Eltsin, annunciate nel brindisi di Capodanno e per il nuovo millennio.

Da allora Putin è sempre rimasto in sella, con una piccola pausa di quattro anni, quando dopo due mandati non consecutivi dovette cedere il testimone all’attuale premier Dmitry Medvedev. E non sembra troppo desideroso di cambiare epoca e neppure vita. A chi gli domanda in quale periodo della storia vorrebbe vivere?, lui risponde: “Adesso, perchè in passato tutti i miei antenati erano servi della gleba, e io invece oggi faccio il presidente”.