Usa: Pompeo al posto di Tillerson, l’idea che Trump aveva da mesi

Nuovo segr. di Stato ha posizioni simili a quelle del presidente

MAR 13, 2018 -

New York, 13 mar. (askanews) – La notizia fa rumore a Washington, ma di certo non stupisce gli addetti ai lavori, che la aspettavano da mesi: con un tweet, Donald Trump ha fatto fuori il segretario di Stato, Rex Tillerson, sostituito dal capo della Cia, Mike Pompeo. Tillerson è rientrato anticipatamente dal suo viaggio in Africa, dopo che il presidente degli Stati Uniti, secondo il Washington Post, gli aveva chiesto, venerdì scorso, di dimettersi. “Auguro a Rex tante belle cose. Credo che lui sarà molto più felice ora” ha commentato Trump, prima di lasciare la Casa Bianca per raggiungere la California. Tillerson, ha fatto sapere un portavoce, non ha parlato con il presidente e non conosce i motivi della sua decisione.

A poco più di un anno dal suo insediamento, Trump ha stravolto la squadra di governo, ma ora il presidente crede di essere vicino al gabinetto perfetto e, parlando con i giornalisti, ha detto che vuole “avere un team nuovo in tempo per l’inizio dei negoziati sul commercio”, la nuova battaglia che vuole combattere contro nemici e alleati, ma anche prima dei possibili colloqui con la Corea del Nord.

Con Tillerson erano evidenti i contrasti su molti temi di politica estera, a partire dall’accordo sul nucleare iraniano, e solo poche ore fa l’ormai ex ministro aveva accusato la Russia per l’avvelenamento dell’ex spia Sergei Skripal e di sua figlia, nel Regno Unito, dopo che la Casa Bianca aveva evitato di puntare il dito contro Mosca. I motivi della sostituzione sono stati sinteticamente esposti da Trump: “Eravamo in disaccordo su delle cose…l’accordo iraniano.

Non pensavamo le stesse cose. Io e Pompeo facciamo gli stessi ragionamenti”. Fa sorridere che Trump abbia fatto fuori Tillerson proprio dopo aver deciso di sposare la linea del dialogo con la Corea del Nord, sempre sostenuta dall’ormai ex segretario di Stato, lasciato fuori da questo avvicinamento a Pyongyang.

Il destino di Tillerson sembrava segnato da tempo, almeno da quel “non ci sono annunci da fare, al momento” pronunciato dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, lo scorso 30 novembre, rispondendo alle indiscrezioni della stampa sulla possibile sostituzione di Tillerson. Quel giorno, il New York Times affermava che la Casa Bianca aveva deciso di sostituire Tillerson con Pompeo e che avrebbe annunciato la novità nel giro di qualche settimana. Tillerson, a quel tempo, definì “risibili” le indiscrezioni di stampa.

Pompeo ha un profilo che lo rende molto compatibile con Trump: è un ex ufficiale dell’esercito ed ex deputato ed è stato, in Congresso, una voce del Tea Party. È un ‘falco’, che si è fatto conoscere a livello nazionale come membro della Commissione della Camera sull’attacco di Bengasi, in Libia, nel 2012, in cui morirono l’ambasciatore Christopher Stevens e altri tre cittadini statunitensi. Un attacco per cui i repubblicani hanno accusato l’allora segretario di Stato, Hillary Clinton, di cui Pompeo è un feroce critico.

Grande sostenitore del Patriot Act, la legge voluta per espandere il potere dei corpi di polizia e di spionaggio, ha appoggiato, per ragioni di sicurezza nazionale, la raccolta indiscriminata di dati da parte della National Security Agency, la cui rete di sorveglianza è stata svelata da Edward Snowden, che per lui “dovrebbe essere condannato a morte”. Pompeo è stato molto critico nei confronti dell’amministrazione Obama per l’accordo sul nucleare iraniano ed è stato spesso criticato per la sua retorica contro i musulmani.

Pompeo è membro della National Rifle Association, la lobby delle armi, è contrario alla chiusura del centro di detenzione di Guantanamo e ai provvedimenti che regolano l’emissione di gas serra. Presbiteriano, è contro l’aborto, che dovrebbe essere consentito solo se la vita della donna incinta fosse a rischio, e reso illegale in caso di stupro o incesto. Ha forti legami con le Koch Industries dei fratelli Koch, tra i principali finanziatori del partito repubblicano, che contribuirono alla sua elezione nel 2010 e che da allora lo hanno sempre sostenuto.

Già all’inizio di ottobre, il sito Axios scriveva che i rapporti tra Tillerson e Trump erano “irrecuperabili”. Tillerson sarebbe stato in passato vicino alle dimissioni, nonostante le smentite e le accuse dell’amministrazione contro i media che diffondono ‘notizie false’.

La nomina di Tillerson era stato un esperimento sin dall’inizio, visto che nessun presidente degli Stati Uniti aveva mai nominato come segretario di Stato una persona senza esperienze governative, politiche e militari. Trump, che a sua volta è entrato alla Casa Bianca senza esperienza, sperava che Tillerson potesse portare le sue qualità di manager al servizio della diplomazia, dopo 41 anni alla Exxon Mobil. Così non è stato, almeno per il presidente. La scelta di Pompeo, che già siede al tavolo della Situation Room (dove si discute di sicurezza e intelligence), renderà la sostituzione meno caotica.

A24/Pca Red