Artista italiana mette in mostra solitudine profughi siriani

Dynys scopre Liseberg in Svezia, parco (non) divertimenti

FEB 26, 2018 -

Mosca, 26 feb. (askanews) – Spiegare la solitudine dei profughi siriani, mostrandola indirettamente, attraverso un non luogo: uno storico parco divertimenti, fermo per il freddo. Una metafora e nello stesso tempo un contrasto. Persone giunte dal Mediterraneo, scappate dalla guerra, costrette a vagare in una realtà a loro estranea, al contempo accogliente e gelida. Qualcosa che pretende di essere molto divertente per esistenze davvero tristi. Loro, i profughi, non ci sono nelle opere di Chiara Dynys, ma si sente invece, il loro grido di solitudine, chiaramente, attraverso l’immagine delle giostre abbandonate e ferme, che si stagliano su un cielo plumbeo.

Il Giornale dell’Arte l’ha già ribattezzata Dynysberg. Ed è un evento. “Broken views” è la personale di Chiara Dynys alla prestigiosa galleria Cortesi di Lugano, che raccoglie i lavori del ciclo “Liseberg”, appunto, dal nome di quel parco divertimenti, a Goteborg, nell’estremo nord della Svezia, ripreso nel triste tempo invernale. Il parco “dopo un lungo abbandono viene ora aperto per pochi giorni all’anno. Giostre, autoscontri e ottovolanti offrono immagini di una spensieratezza dai tratti spettrali, in un atmosfera di sospensione carica di mistero, quasi dei piccoli set per un giallo”, spiega la stessa Dynys ad Askanews. “Un giallo sulle tracce della propria esistenza, per trovare la propria esistenza”.

Molti sanno che la Svezia ha aperto le porte a siriani ed iracheni: nel 2015 è stato il Paese con la quota più alta di accoglienza, ha accettato 160.000 richieste di asilo, ma ora i giovani che appartengono alle famiglie immigrate affrontano diversi disagi, comprese le tentazioni dell’estremismo radicale. “In quella zona ci sono tantissimi rifugiati siriani” racconta Dynys. “Il cielo lì è sempre grigio. Anche per loro che vengono da una terra del sole. Io ci sono capitata per caso, mentre ero sulla strada del grande Nord, dove stavo per iniziare un lavoro sull’Aurora boreale. Vidi Liseberg e fu come una folgorazione. Inizia a fare una foto dopo l’altra. Erano immagini pazzesche. Era un luogo pazzesco”. Le immagini sono state poi rielaborate in metacrilato colorato, con l’inserto di argento fuso, come uno specchio che fa entrare lo spettatore, lo fa riflettere in quella solitudine.

Chiara Dynys è nata a Mantova e lavora a Milano. E non è nuova a lavori sulla guerra, sulla Siria, su conflitti e convivenza. Lavori che spesso diventano una dichiarazione d’amore per i Paesi colpiti dalla guerra. Una sua opera, “Please don’t cry”, ha rappresentato il nostro Paese alla VII Biennale d’Arte di Mosca, curata da Yuko Hasegawa, presentando sfere di cristallo collocate su alti piedistalli, che contengono le sagome dorate dei principali Stati attualmente in guerra. In molti di essi l’artista ha vissuto e lavorato. Per tutti possono valere come incitamento: inutile piangere, meglio agire per migliorare le cose.