Cina commemora “Stupro di Nanchino”, fonte di contrasti con Tokyo

Avvenuto nel 1937, Giappone non è d'accordo sul numero dei morti

DIC 13, 2017 -

Roma, 13 dic. (askanews) – La Cina oggi ha commemorato l’ottantesimo anniversario del cosiddetto “Stupro di Nanchino”, il massacro perpetrato dalle truppe giapponesi nel 1937 sulla cui portata non c’è accordo tra gli studiosi e tra i due Paesi.

Il presidente Xi Jinping ha partecipato a una cerimonia con una folla di persone vestite di nero con un fiore bianco appuntato sulla giacca, che hanno resistito alle temperature gelide di fronte a un monumento che ricorda le vittime. Le sirene e la “campana della pace” sono risuonate durante la cerimonia.

La Cina sostiene che 300mila tra soldati e civili furono massacrati tra orrende torture, stupri, incendi e saccheggi in sei settimane dopo l’arrivo dell’Armata imperiale nipponica a Nanchino, allora capitale, il 13 dicembre 1937.

La portata di questo avvenimento non è tuttavia condivisa a Tokyo, in particolare dai conservatori: alcuni negano anche che l’evento abbia avuto luogo. E Pechino vede questa negazione come una mancanza di volontà da parte giapponese di riconoscere le sue responsabilità come Paese aggressore.

Ufficialmente il Giappone ammette che ci fu “l’uccisione di un gran numero di non combattenti, saccheggi e altri atti”, ma sostiene che è “difficile” determinare il numero preciso.

La Cina nel 2014 ha formalmente stabilito il 13 dicembre come giorno della memoria dello Stupro di Nanchino. Al momento sono meno di cento i “sopravvissuti” ufficialmente riconosciuti ancora vivi.

Il premier nipponico Shinzo Abe, che è nipote di un ministro del tempo della guerra, ha espresso nel 2015 “profondo rimorso” per le azioni giapponesi in Asia, ma ha anche detto che le future generazioni giapponesi non possono continuamente chiedere scusa.

(fonte AFP)