Sette anni di carcere a un ex manager della Volkswgen per il Dieselgate

La condanna inflitta da un tribunale di Detroit

DIC 7, 2017 -

New York, 6 dic. (askanews) – Un secondo dipendente di Volkswagen è stato condannato a una pena carceraria per il suo ruolo giocato nello scandalo emissioni esploso negli Stati Uniti nel settembre 2015 e che costrinse il gruppo tedesco a un mea culpa riguardante quasi 11 milioni di vetture.

Oliver Schmidt, cittadino tedesco 48enne, ieri si è presentato in un tribunale di Detroit (Michigan), dove un giudice ha pronunciato la sentenza a suo carico: dovrà trascorrere 7 anni dietro le sbarre (periodo a cui verrà sottratto il tempo già trascorso in prigione, dove finì a gennaio) e dovrà pagare una multa di 400.000 dollari. E’ esattamente quello che rischiava quando lo scorso agosto si dichiarò colpevole.

Dal 2014 all’inizio del 2015 aveva lavorato da Ann Arbor (Michigan) come capo dell’ufficio per l’ingegneria e l’ambiente di Volkswagen in America. Era accusato di avere contribuito a imbrogliare funzionari Usa e consumatori con veicoli a motore diesel su cui era stato montato volutamente un software illegale pensato per permettere a VW di superare i test da laboratorio sulle emissioni condotte dal governo Usa.

Il giudice Sean Cox si è pronunciato dicendo che la frode rappresenta un “crimine molto serio e preoccupante a danno del nostro sistema economico”. Dal suo punto di vista, Schmidt ha fuorviato “consapevolmente” gli inquirenti e ha “partecipato attivamente” nella distruzione di documenti e prove. Rivolgendosi al cittadino tedesco – che ha accettato di essere espulso dagli Usa una volta che la pena verrà scontata – Cox ha detto: “Hai visto come un’opportunità di avanzamento della tua carriera il tentativo da parte di VW di coprire questa frode immensa negli Stati Uniti”.

Schmidt ha detto di accettare “la responsabilità delle cose sbagliate che ho commesso”. Commosso, ha aggiunto: “Ho preso decisioni cattive e per questo mi scuso”.

L’ex manager di VW, come detto, è il secondo dipendente del gruppo tedesco a essere stato condannato al carcere. Lo stesso destino è toccato anche a James Liang, ingegnere che a sua volta si era detto colpevole; lo scorso agosto è stato condannato a 40 mesi di prigione. I due fanno parte di un gruppo di otto persone accusate nell’ambito del dieselgate. Gli altri risiedono in Germania e di loro non è attesa una estrazione in Usa.

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