Quella volta che Marinetti… La cucina futurista spiegata ai russi

Pautasso la racconta in una affollatissima lezione al Garage

NOV 29, 2017 -

Mosca, 29 nov. (askanews) – Una tavola divertente, ottimista, avventurosa, poco costosa a base di “cotolette tennis” e “piatti disinvolti”. Questa era la cucina futurista come l’avevano immaginata Filippo Tommaso Marinetti e i suoi seguaci, senza sapere che avrebbero fatto proseliti con la cucina molecolare, annessi e connessi. E così l’ha riproposta Guido Andrea Pautasso in una affollatissima lezione al Garage di Mosca. L’idea, che ha entusiasmato il pubblico, è venuta dal locale Istituto italiano di cultura, diretto da Olga Strada.

Pautasso, ricercatore delle avanguardie artistiche del XX secolo, ha spiegato l’influenza del movimento artistico futurista sulla vita quotidiana degli italiani, proprio alla fine della Settimana della Cucina italiana nel Mondo. Molte le testimonianze presentate, i ritagli di giornali dell’epoca, gli schizzi di artisti del calibro di Depero, nonchè la guerra semiseria dichiarata alla pasta (in russo “macaroni”) che secondo Marinetti (e il discorso istituzionale dell’Italia fascista) doveva essere sostituita dal riso. E ancora gli scatti fotografici all’ interno del Santopalato, il primo ristorante futurista del 1931.

Come ha spiegato l’accademico italiano, la guerra alla pasta rispecchiava una scelta di politica economica, secondo la quale il regime sosteneva la produzione nelle risaie. Tuttavia, gli esiti nel discorso futurista sono stati talora divertenti, talora quasi comici. Si diceva che il riso sarebbe stato a sua volta messo da parte, a favore di “onde magnetiche nutrienti”. Si disegnavano vignette umoristiche e finti scoop, come il sosia di Marinetti che si faceva fotografare a Bologna mentre mangiava un piatto di spaghetti. Si creavano ricette come il “Dolcelastico” di Fillìa e le “Salsicce sbigottite sotto la prima neve e zig zag di spinaci” di Depero.

Marinetti arrivò persino in Russia con le sue idee, immortalato al cabaret “Il cane randagio” di San Pietroburgo. Ma altro che cocktail futuristi: la stampa scrisse che bevve tanto champagne. Scelta non molto patriottica. “Probabilmente – assicura Pautasso – non si fece mancare neppure la vodka”.