Gentiloni in Tunisia, collaborazione su Libia e migranti

Impegno comune anche per lotta a terrorismo e per investimenti

NOV 25, 2017 -

Tunisi, 25 nov. (askanews) – Stabilizzare la Libia, contenere il flusso di migranti garantendo il rispetto dei diritti umani, combattere il terrorismo, a maggior ragione oggi che la strage in Egitto mostra la “minaccia grave” costituita dalla possibile saldatura tra combattenti dell’Isis, terroristi di Al Quaeda e altri gruppi estremisti. Sono le priorità indicate dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che oggi a Tunisi ha incontrato il presidente della Repubblica tunisina Beji Caid Essebsi, il presidente del Parlamento Mohammed Ennaceur e il primo ministro Youssef Chahed. Al centro dei colloqui ci sono stati dunque i temi della situazione geopolitica del Mediterraneo, ma anche gli “ottimi rapporti” bilaterali, con il Paese nordafricano che ha “grandi potenzialità economiche che la business community italiana può cogliere con ancora più forza”. Temi che Gentiloni ha poi ribadito nel pomeriggio, in incontri nella residenza dell’ambasciatore Raimondo De Cardona.

Con il suo omologo Chahed, Gentiloni ha condiviso la necessità “di moltiplicare l’impegno comune per la lotta al terrorismo”, in un momento in cui l’Isis sta continuando a perdere terreno ma c’è il rischio che “le forze terroristiche che hanno combattuto per Daesh, insieme a gruppi di Al-Qaeda e altri gruppi possano costituire una minaccia grave, per questo dobbiamo contrastarla insieme”. La risposta, però, “non può essere solo militare: il successo dipende dalla forza delle nostre società e il successo di una società pluralistica come quella della Tunisia è esemplare per la regione intera”.

Altro tema fondamentale per l’Italia è quello dei migranti, a maggior ragione oggi con le immagini del nuovo incidente in mare che ha provocato la morte di circa 30 persone al largo delle coste libiche. Con la Tunisia c’è un accordo di collaborazione sul tema attivo da sei anni. “Abbiamo avuto – ha spiegato Gentiloni – qualche piccola difficoltà durante l’estate” per un “incremento limitato di immigrazione irregolare dalla Tunisia a cui abbiamo fatto fronte insieme e dal mese di ottobre la situazione è tornata a una sostanziale normalità”. Dall’inizio dell’anno l’arrivo di migranti dalla Tunisia è stato di circa 5.600 unità, ma dal primo novembre sono arrivati in Italia circa 330 tunisini, con una diminuzione del flusso dopo l’intervento del governo tunisino sollecitato da Roma. Per l’Italia, però, non c’è solo il problema della riduzione dei flussi, ma anche quello della situazione dei migranti, con “i rapporti inquietanti sui trattamenti disumani” che mostrano “una realtà terrificante con la quale ci siamo confrontati da tempo”. “Siamo molto coscienti della sfida ed è per questo che noi cooperiamo con le autorità libiche da tempo per migliorare le condizioni dei migranti in Libia, per rinforzare le loro capacità nella gestione dei campi e per assicurare il pieno rispetto dei diritti umani”, ha sottolineato il premier, assicurando che “non accetteremo una logica di impunità”.

Legato al tema delle migrazioni c’è appunto la questione libica, che tocca direttamente la Tunisia, paese confinante. Tra i due Paesi, ha assicurato Gentiloni, c’è una “assoluta convergenza di posizioni nel sostegno al tentativo di mediazione dell’inviato speciale dell’Onu, nell’idea che non ci possa essere una delle parti che possa prevalere sul piano militare, sulla necessità di sostenere il dialogo tra le diverse componenti senza permettere che interessi diversi da quelli nazionali libici esercitino un’influenza negativa. Siamo impegnati insieme a evitare che si creino motivi di tensione”. Proprio per fare il punto sulla situazione in Libia, Gentiloni domani a Tunisi vedrà l’inviato dell’Onu Ghassan Salamè prima di ripartire per l’Angola.

Dalla Tunisia il premier riparte dunque con l’assicurazione di relazioni “eccellenti” sui temi che più stanno a cuore all’Italia. Da parte sua Gentiloni ha garantito pieno sostegno all'”esperimento democratico” in corso nel Paese a cui l’Europa, anche con un intervento italiano, può dare una “attenzione speciale”. L’Italia, ha garantito, farà la sua parte per sostenere il consolidamento della transizione, ma anche da un punto di vista economico, ad esempio con un progetto di riconversione del debito di 25 milioni di euro per il quale sono già state concordate le destinazioni: un progetto agricolo nel sud del Paese, un progetto di supporto al tribunale amministrativo locale, un programma di sostegno alle donne.

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