Mnangagwa, lo spietato “coccodrillo” da oggi a capo dello Zimbabwe

Suo governo potrebbe rivelarsi più tirannico di quello di Mugabe

NOV 24, 2017 -

Harare, 24 nov. (askanews) – Soprannominato “il coccodrillo” (Ngwenya) dai tempi della lotta di liberazione per la sua efferatezza, il nuovo presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, gode di stretti rapporti con le forze armate, tanto che il suo governo potrebbe rivelarsi più tirannico del suo mentore Robert Mugabe. Da anni considerato il delfino di Mugabe, Mnangagwa non ha esitato a scontrarsi con la first lady Grace, 52 anni, per succedere alla guida del Paese, innescando così la crisi culminata con le dimissioni del presidente, arrivate dopo che le forze di sicurezza lo avevano posto agli arresti domiciliari.

Mnangagwa, vicepresidente dal 2014, è stato sempre uno stretto alleato di Mugabe, prima di finire in disgrazia a causa della first lady. La sua ascesa al potere è arrivata dopo decenni di esperienza maturata sotto Mugabe fin dai primi anni dell’indipendenza dal Regno Unito, nel 1980, quando, giovane avvocato, venne nominato ministro per la Sicurezza nazionale. Da allora ha ricoperto diverse cariche di governo, ma i suoi rapporti con Mugabe non sono sempre stati facili. Nel 2004, perse l’incarico di segretario amministrativo del partito di governo, Zanu-Pf, dopo essere stato accusato di aver puntato apertamento all’incarico di vicepresidente.

Fu durante le elezioni del 2008 che conquistò il completo favore di Mugabe, a cui prestava servizio come responsabile della campagna elettorale. Dopo la sconfitta al primo turno, infatti, fu Mnangagwa a orchestrare l’ondata di violenze e intimidazioni che constrinse l’opposizione a ritirarsi dal ballottaggio. E nello stesso anno fu a capo del Commando per la operazioni congiunte, un comitato composto dai comandanti delle forze di sicurezza nazionali, accusato di aver organizzato le violenze per mettere a tacere il dissenso.

Anche Mnangagwa venne preso di mira dalle sanzioni imposte da Unione europea e Stati Uniti contro Mugabe e i suoi alleati per la violenza elettorale. Harare, 24 nov. (askanews) – Nato il 15 settembre 1942 nella provincia sud-occidentale di Zvishavane, Mnangagwa si trasferì nel vicino Zambia con la famiglia dopo aver completato il primo ciclo di studi nello Zimbabwe. Il nonno era un leader locale e il padre un attivista politico contro le leggi coloniali che penalizzavano i neri. Nel 1966 si unì alla lotta per l’indipendenza dal Regno Unito, diventando uno dei primi combattenti a essere addestrati in Cina e in Egitto.

Arrestato, venne condannato a morte, ma la pena venne poi commutata in 10 anni di carcere alla luce della sua giovane età. Dopo l’indipendenza guidò la brutale repressione dei sostenitori dell’opposizione, che fece migliaia di morti nelle province di Matabeleland e Midlands. I massacri di circa 20.000 civili di etnia ndebele vennero compiuti quando ricopriva l’incarico di capo dell’intelligence. A suo tempo puntò il dito contro i militari in divisa, ma di fatto nessuno ha mai pagato per il crimine compiuto.

(fonte Afp)