Zimbabwe, il partito di Mugabe spinge per l’impeachment

I parlamentari dello Zanu-Pf si riuniscono nel pomeriggio con una mozione per la destituzione

NOV 20, 2017 -

Harare, 20 nov. (askanews) – Il giorno dopo l’inaspettato rifiuto di farsi da parte e abbandonare il potere, per Robert Mugabe si apre ormai la strada dell’impeachment: il destino del 93enne presidente dello Zimbabwe verrà deciso a partire dalle 15 ora italiana dai parlamentari del suo partito, lo Zanu -Pf. Poco prima della riunione, è stato fatto circolare il testo di una mozione per l’impeachment, che accusa il presidente in particolare per la gravissima crisi economica in cui versa il Paese africano.

Il partito aveva già ieri aveva deciso di esonerarlo dalla carica di leader e Segretario generale, sostituendogli l’ex vicepresidente Emmerson Mnangagwa, il cui licenziamento da parte di Mugabe ha fatto precipitare la crisi innescando l’intervento dell’esercito.

Nella partita a tre partito e forze armate sono al momento alleati, alle prese con la spinosa questione di come convincere Mugabe a farsi da parte in modo pacifico e senza che la crisi rischi di provocare violenze nel Paese; il Presidente da parte sua vuole garanzie di sicurezza anche per la propria famiglia e in particolare per la moglie Grace, la cui sete di potere ha di fatto saldato l’intesa fra politici e generali.

Tuttavia, lo Zanu-Pf non vuole neanche che Mugabe si pieghi direttamente al volere dei militari: di qui il ricorso all’impeachment che ha bisogno di una maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere del Parlamento, peraltro quasi assicurata vista non solo la volontà dell’esercito, ma anche la pressione popolare che i generali hanno avuto cura di scatenare evitando però fino ad ora che finisse fuori controllo.

Alla finestra rimane poi l’opposizione guidata da Morgan Tsvangirai, che se può avere un ruolo nell’organizzazione delle proteste di piazza non ha molto da guadagnare dal cambiamento di regime, più apparente che reale: la crisi è frutto di una lotta interna allo Zanu-Pf, e uno dei motivi dell’intervento dei generali è la vicinanza agli ambienti dell’esercito di Mnangagwa, ora più che mai vicino alla successione al trono di Mugabe.

Una successione che era stata messa improvvisamente in discussione dalla decisione di esonerarlo dalla carica di vicepresidente con l’accusa di “slealtà”, una manovra che era stata attribuita alla volontà di Grace Mugabe di farsi eleggere vicepresidente al prossimo congresso dello Zanu-Pf, questa volta con la benedizione esplicita del marito.

Uno scenario di successione “familiare” che non è andato giù ai maggiorenti del partito né agli ambienti militari: i generali hanno reagito immediatamente al licenziamento di Mnangagwa, e appena 48 ore dopo l’annuncio della decisione di Mugabe i carri armati circolavano per le strade di Harare.

Per l’ex padre padrone dello Zimmbabwe non sembrano esserci alternative all’abbandono del potere, probabilmente accompagnato da un esilio in Sudafrica o a Singapore; l’incognita è la sicurezza della moglie, sulla cui sorte non si hanno peraltro notizie certe, ma è probabile che Mugabe ottenga le garanzie richieste anche perché prolungare troppo a lungo la crisi rischia di innescare delle violenze di piazza difficili da controllare.

(fonte Afp)