Cile, l’ombra di Pinochet sul primo turno delle presidenziali domani

La destra, Pinera, vicina a riconquistare potere dopo quattro anni di riforme sociali

NOV 18, 2017 -

Santiago del Cile, 18 nov. (askanews) – E’ morto ormai da undici anni, ma l’ombra di Augusto Pinochet si allunga, pesante, sulle elezioni presidenziali in programma domani in Cile, dove la destra sembra vicina a riconquistare il potere dopo quattro anni di presidenza di Michelle Bachelet improntata a riforme sociali.

Malgrado il suo regime autoritario sia considerato responsabile di 3.200 tra morti e ‘desaparecido’, il 12 per cento della popolazione reputa ancora il dittatore militare uno dei “migliori leader” nella storia del Paese, secondo un recente sondaggio.

L’imprenditore milionario di centrodestra – già presidente tra il 2010 e il 2014 – Sebastian Pinera è accreditato di un consistente vantaggio in vista del primo turno, ma dovrà probabilmente allearsi con l’estrema destra per prevalere nel ballottaggio del prossimo mese.

L’emergere durante la campagna elettorale del parlamentare ultraconservatore Jose Antonio Kast, che non ha avuto remore nel professare la sua ammirazione per Pinochet, ha costretto Pinera alla svolta a destra. Il milionario ha rafforzato la sua retorica fino al punto che, durante alcuni comizi, si sono alzati cori di “Viva Pinochet”.

Secondo gli ultimi sondaggi, il centro-destra di Pinera distanzia di oltre 20 punti il candidato del centro-sinistra Il giornalista Alejandro Guillier, rispettivamente dati al 45% e al 23% delle preferenze. La coalizione di sinistra Frente Amplio guidata da Beatriz Sánchez si attesterebbe attorno al 14%, seguita dalla Democracia Cristiana al 6 di Carolina Goic (5-6%) e dal Partito Progressista di Marco Enríquez Ominami, attorno al 5%. Il 6% dei voti andrebbe al candidato di estrema destra José Antonio Kast.

Un quadro che promette alla destra di tornare al potere, anche se il centro-sinistra spera che il ballottaggio possa cambiare il vento della vigilia elettorale.

Domani i 14 milioni di elettori cileni sono chiamati a votare anche per il rinnovo della Camera e di parte del Senato. Si teme un forte astensionismo, alimentati dal malcontento popolare che ha accompagnato il secondo mandato della Bachelet, incagliatosi sulla riforma della scuola e delle pensioni e indebolito dallo scandalo Caval (una grave vicenda di evasione fiscale) che ha visto coinvolto il figlio della presidente, Sebastian Davalos.

Inoltre, anche se il suo peso politico è diminuito negli anni, il “Pinochetismo” resta una realtà in Cile, dove è ancora in grado di influenzare il principale partito del Paese, l’Udi (Unione democratica indipendente).

Non è sostanzialmente un’arma che Pinera può permettersi di ignorare a cuor leggero. “Pinera non è un ‘pinochetista’, ma gli serve il pinochetismo”, ha sottolineato Raul Elgueta, un analista dell’Università di Santiago.

I conservatori in Cile hanno dovuto fare i conti con quattro anni di riforme sociali del presidente di sinistra Michelle Bachelet, compresa la depenalizzazione dell’aborto e l’introduzione dei matrimoni omosessuali.

In una campagna elettorale tutto sommato piatta, Kast ha infranto un tabù con un discorso di elogio al regime di Pinochet, ha rivendicato la sua netta contrarietà all’aborto e all’immigrazione; ha chiesto inoltre un alleggerimento delle leggi sul possesso di armi, per consentire ai cittadini di difendersi.

Kast è riuscito a conquistare le luci della ribalta mediatica con le sue opinioni schiette e dirette in campagna elettorale, anche quando ha affermato che non esiterebbe a sparare a un ladro se lo sorprendesse a rubare in casa sua. Il suo partito, però, è accreditato di appena il tre per cento dei consensi.