Siria, Isis perde la sua capitale Raqqa. 3.250 vittime battaglia

Vittoria celebrata intorno "Piazza delle Esecuzioni"

OTT 17, 2017 -

Raqqa, 17 ott. (askanews) – Le forze democratiche siriane (SDF), un’alleanza di combattenti curdi e arabi siriani sostenuti da Washington, hanno preso il pieno controllo di Raqqa, capitale nel nord della Siria dello Stato Islamico (Isis) sconfiggendo i jihadisti dopo una battaglia durata più di quattro mesi. Una vittoria che rappresenta un nuovo chiudo battuto nella bara del gruppo jihadista crollato grazie a martellanti offensive lanciate su più fronti sia in Siria che in Iraq.

All’interno di Raqqa, i combattenti di SDF hanno celebrato la vittoria sollevando la loro bandiera gialla nella piazza centrale al Naim tristamente nota come “La Piazza delle Esecuzioni” per essere stata utilizzata dai tagliagola per eliminare quelli che consideravano nemici del loro Islam.

“La rotatoria dell’inferno ora è tornata nuovamente Piazza Al-Naim”, gridavano i combattenti, circondati da edifici crollati e automobili carbonizzate nella feroce battaglia per la città.

L’offensiva per liberare Raqqa è stata lanciata da SDF nel mese di giugno, dopo mesi di combattimenti per circondare la città. E oggi sono stati eliminati gli ultimi cento combattenti rimasti nelle loro posizioni nell’ospedale principale e nello stadio municipale. “Tutto è finito in Raqqa, le nostre forze hanno assunto il pieno controllo di Raqqa”, ha detto alla France Presse il portavoce dell’alleanza Talal Sello, prima di aggiungere che ora l’SDF sta bonificando la città anche per cercare eventuali combattenti rimasti nascosti. “Le operazioni militari di Raqqa sono finite, ma sono in corso operazioni di ricerca per scoprire cellule dormienti che potrebbero essere rimaste e rimuovere le mine”, ha detto.

Pesante anche se non ufficiale né definitivo il bilancio delle vittime: secondo attivisti siriani 3.250 persone, tra cui 1.130 civili, sono morte. Il calcolo è stato fatto dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, una Ong con sede a Londra che conta su una vasta rete di attivisti in tutto il Paese. Secondo l’Osservatorio “altre centinaia di persone mancano ancora all’appello e potrebbero essere rimasti sepolti vivi nelle loro case bombardate nei raid aerei”. (anche fonte afp)