Sebastian Kurz, il Wunderwuzzi, bimbo prodigio verso cancelleria

È il favorito nella corsa elettorale austriaca

OTT 13, 2017 -

Vienna, 13 ott. (askanews) – Ministro da ormai sei anni, Sebastian Kurz è riuscito a presentarsi agli elettori austriaci come l’uomo del rinnovamento per il Paese: un ruolo che gli risulta congeniale, data la sua età. Con i suoi 31 anni, infatti, Kurz potrebbe diventare domenica – quando si voterà in Austria per il rinnovo della camera bassa del parlamento – il capo del governo più giovane d’Europa (al momento è il premier irlandese Leo Varadkar, 38 anni).

“E’ tempo di un cambiamento”, proclama lo slogan del leader dei conservatori, pronto ad allearsi all’estrama destra xenofoba dell’Fpoe. “Voglio fare una politica seria, non promettere il paese della cuccagna”, assicura il politico, un volto quasi da adolescente e una voce sempre posata. E’ stato lui, soprannominato “Wunderwuzzi” (il bambino prodigio), a far saltare il tavolo e a mettere fine a dieci anni di grande coalizione con i socialdemocratici. Non si è risparmiato nella campagna elettorale, ha moltiplicato le apparizioni in tv, ha mantenuto il sangue freddo di fronte agli attacchi dei suoi principali rivali, il leader dell’estrema destra Heinz-Christian Strache (Fpoe) e il cancelliere uscente, il socialdemocratico Christian Kern.

Alto, abiti eleganti, capelli castani chiari invariabilmente pettinati all’indietro, Kurz ha trovato le parole giuste per rianimare la fiamma dei conservatori, combinando propositi di modernità e fermezza nei confronti dell’immigrazione. Nato il 2 agosto 1986 a Vienna da padre tecnico e madre insegnante, Kurz ha già alle sue spalle un lungo percorso politico. Sottosegretario a 24 anni, non ancora laureato, è diventato nel 2013 il più giovane ministro degli Esteri europeo.

In un’Austria prospera ma scossa dalla crisi migratoria, Kurz è stato tra i primi ad alzare la voce nei confronti della politica di accoglienza decisa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Linea dura anche nei confronti della Turchia di Recep Tayyp Erdogan, tanto da fare di Vienna l’unico paese Ue a chiedere apertamente la fine dei negoziati di adesione con Ankara. Infine, ha preso nelle sue mani il destino di un partito moribondo, l’Oevp, e lo ha rivoltato come un calzino, a cominciare dal colore, dal nero all’azzurro pallido, e dall’aggiunta del suo nome “lista Kurz” sulle schede elettorali.

Anche se alcuni suoi critici lo hanno soprannominato “Haider in versione light”, Kurz resta un convinto sostenitore dell’Unione europea e non è mai scivolato in derive razziste.