Spagna, i seggi nel mirino di Madrid per bloccare referendum

A vigilia voto 'vietato' il governo spagnolo punta sulla logistica

SET 26, 2017 -

Barcellona, 26 set. (askanews) – Le forze di polizia spagnole hanno avviato le operazioni per “neutralizzare” i seggi e siti che i promotori del referendum per l’indipendenza della Catalogna intendono usare domenica per il voto vietato da Madrid.

A cinque giorni dal primo ottobre, data fissata per la consultazione popolare messa al bando dal governo centrale, il braccio di ferro tra gli indipendentisti catalani e il governo centrale spagnolo è sempre più chiaramente giocato sulla logistica e sul peso dell’opinione internazionale.

Ieri in tarda serata, il procuratore capo della Catalogna ha ordinato alla polizia regionale di identificare le persone responsabili dei seggi. “L’ordine è stato dato e sarà eseguito in tutta normalità”, ha dichiarato un portavoce della polizia regionale, i Mossos d’Esquadra. L’atteggiamento, e il concreto operato dei Mossos, che godono di una forte autonomia, ma devono rispettare la legge spagnola, saranno elementi chiave per la riuscita o il fallimento della sfida referendaria catalana.

Concentrandosi sui seggi, i procuratori sembrano indirizzati a seguire un piano per complicare e in fin dei conti delegittimare il referendum. Da una decina di giorni a questa parte, i sindaci che mettono a disposizione dei locali pubblici sono stati minacciati di denunce di rilievo penale, come pure lo sono stati i direttori di scuole e università.

La commissione elettorale che avrebbe dovuto presiedere il processo referendario si è dimessa dopo che la Corte costituzionale ha minacciato multe a livello di 12.000 euro al giorno. La polizia ha confiscato quasi 10 milioni di schede e ha fatto chiudere 59 siti che fornivano informazioni sul referendum. Altri 85 siti saranno chiusi a breve, hanno aggiunto fonti giudiziarie.

I leader separatisti della Catalogna, ricca regione da 7,5 milioni di abitanti, hanno accusato Madrid di “repressione”. Il sito della fondazione dell’ex dittatore Francisco Franco “resta operativo”, ma non i siti per il referendum, ha commentato il portavoce del governo catalano Jordi Turull.

Il campo separatista è stato rincuorato da prese di posizione mediatiche di peso, a livello internazionale, come quella del Financial Times, che ha invocato il dialogo o proposto di tenere un referendum legale. Il governo madrileno sa di essere debole dal punto di vista dell’opinione pubblica internazionale, soprattutto dopo gli arresti di 14 funzionari catalani implicati nel processo referendario. E replica che sta semplicemente applicando la Costituzione, che non permette questo tipo di referendum.

La Costituzione democratica spagnola del 1978, approvata da oltre il 90% degli elettori catalani, concede ampia autonomia alla ricca regione da 7,5 milioni di abitanti, ma afferma “l’indissolubile unità della nazione spagnola”. Madrid contesta anche i tempi del varo della legge per indire il referendum, accelerati dai deputati pro-indipendenza in modo da limitare artificialmente la possibilità di apportare emendamenti.

E se oggi Mariano Rajoy sarà ricevuto a Washington da Donald Trump, sperando in un gesto di sostegno (il braccio di ferro sul referendum non compare ufficialmente sull’agenda dei colloqui), il premier spagnolo ha deciso di non andare venerdì al vertice europeo di Tallin.

“E’ stato ritenuto preferibile che resti qui, a presiedere il consiglio dei ministri di venerdì, alla luce della questione della Catalogna”, ha spiegato una fonte governativa ad Afp dietro garanzia di anonimato.