Turchia, da oggi operativa tra tanti dubbi la Commissione su stato emergenza

Accoglie ricorsi per ingiuste punizioni, ma la sua composizione suscita scetticismo

LUG 17, 2017 -

Istanbul, 17 lug. (askanews) – Diventa da oggi operativa la “Commissione dello stato d’emergenza” (Ohal Komisyonu, in turco), costituita ad hoc per valutare i ricorsi di quanti ritengono essere stati ingiustamente puniti dai decreti emanati in forza dello stato d’emergenza, in vigore da un anno in Turchia. Potranno presentarvi ricorso diverse categorie colpite dalle purghe messe in atto dopo il fallito golpe del luglio 2016 perchè accusate di avere legami con organizzazioni terroristiche.

La commissione è stata istituita con un decreto a fine gennaio, su proposta del presidente della Corte costituzionale Zühtü Arslan, con lo scopo di alleggerire la mole di lavoro spettante alla Corte a cui sono stati presentati nell’ultimo anno oltre 65mila fascicoli, di cui circa 10mila riguardano organizzazioni messe al bando.

Ma la commissione è vista con grande scetticismo da diversi osservatori, sia per i tempi che sono serviti per renderla operativa che per la sua stessa composizione. Sarà infatti formata da 7 commissari di cui 5 sono nominati dal premier Binali Yildirim e da altri ministri, mentre solo 2 membri sono eletti dal Consiglio superiore della magistratura (HSYK). Secondo alcuni giuristi questa modalità di nomina non solo rischia di impedire un controllo indipendente e superpartes, ma è più che altro uno stratagemma per impedire che i ricorsi vengano presentati alla Corte europea per i diritti dell’uomo (CEDU).

Risultano finora presentate alla CEDU 24mila 600 ricorsi dalla Turchia, di cui almeno la metà è stata finora respinta, proprio perchè la commissione è considerata dalla corte europea come una via di ricorso interna da doversi ancora esaurire. Ma per il giurista Kerem Altiparmak, che ha parlato al quotidiano Cumhuriyet, la procedura della commissione “non è in alcun modo conforme ai criteri della convenzione europea dei diritti dell’uomo” non solo per i tempi che possono essere lunghissimi – arrivando fino a 15 anni secondo Altiparmak – ma anche perchè non è previsto un processo, la commissione deciderà in base all’analisi dei fascicoli esaminati, senza richiedere prove e ascoltare testimoni.

“La CEDU non deve considerare questa commissione come un valido meccanismo di ricorso interno. Se lo farà avrà dato il via libera ad ogni tipo di ingiustizia”.

Secondo gli ultimi dati foniti dal ministero della Giustizia nell’ultimo anno in Turchia oltre 150mila persone sono state licenziate, mentre oltre 50mila si trovano in stato di arresto.