Ambasciatore in Sudan: Italia si prepara a revoca sanzioni Usa

Oggi la Country Presentation nella sede di Confindustria

MAG 9, 2017 -

Roma, 9 mag. (askanews) – L’Italia vuole essere “pronta a cogliere le opportunità economiche che può offrire il Sudan” quando, “come tutti si aspettano”, a luglio l’amministrazione americana revocherà definitivamente le sanzioni economiche, finanziarie e bancarie in vigore dal 1997 contro il Paese. E’ quanto ha detto ad askanews l’ambasciatore italiano a Khartoum, Fabrizio Lobasso, illustrando la “Sudan Country Presentation” in programma oggi a Roma, presso la sede della Confindustria, organizzata da Banca Ubae e Confindustria Assafrica&Mediterraneo in collaborazione con la stessa ambasciata italiana in Sudan e l’ambasciata di Khartoum a Roma. L’evento era stato anticipato dal ministro delle Finanze sudanese, Bader Eldin Mahmoud Abbas, durante la sua visita in Italia a gennaio, subito dopo la revoca parziale delle sanzioni decisa dall’ex presidente americano Barack Obama; Roma era stata una delle tappe del tour fatto dal ministro sudanese in diverse capitali europee, con l’obiettivo di sostenere il reintegro del Sudan nella comunità economica internazionale e incentivare gli investimenti esteri.

Una volta confermata la totale revoca delle sanzioni, “e sono stati davvero tanti i movimenti americani nel Paese, anche da parte di aziende americane, per far pensare il contrario”, si avrebbe “una maggiore spinta alla stabilizzazione economica e una circolazione di moneta pesante che consentirebbero di far arrivare anche investimenti diretti” da parte di aziende straniere, comprese quelle italiane, che sono interessate al mercato sudanese, ha detto l’ambasciatore. Perché ad oggi “le nostre imprese si limitano di base a import-export, trasferimento di tecnologia, consulenza strategica, contatti a livello tecnico-universitario e interconnessioni tra imprese e cooperazione allo sviluppo”, talvolta con triangolazioni finanziarie a Dubai. “C’è una nuova frontiera che va raggiunta” alla luce del “periodo positivo che il Sudan sta vivendo da mesi”. Lobasso ha infatti ricordato che “la comunità internazionale ha cambiato prospettiva verso il Paese, con cui ha avviato un rapporto più diretto”, pur in un quadro di “criticità che ancora permangono”, a fronte delle iniziative adottate da Khartoum per mettere fine ai conflitti interni e aprire all’opposizione: il governo “ha aperto corridoi umanitari (verso gli Stati dove da anni sono in atto guerre, quali Darfur, Nilo Blu e Sud Kordofan, ndr), ha firmato la road map dell’Unione africana (per la cessazione delle ostilità, ndr), ha dichiarato il cessate il fuoco per i prossimi sei mesi, ha terminato il dialogo nazionale e sta ora procedendo a un importante rimpasto di governo che porterà parte dell’opposizione dentro l’esecutivo, tenendo aperta la porta anche a quanti non hanno partecipato finora, come ad esempio gli ultimi irriducibili ribelli”.

E se la Germania ha già “fatto una visita imponente lo scorso dicembre” a Khartoum, l’Italia con “questa country presentation, la terza dopo quelle del 2013 e del 2015, ha chiamato a raccolta le proprie imprese perché sappiano che il Paese si sta aprendo e offre molte opportunità”. A gennaio lo stesso ministro delle Finanze sudanese aveva invitato le aziende italiane a guardare al Sudan, rimarcando il fatto che il Paese si trova “nel cuore della regione Comesa (Mercato comune dell’Africa orientale e meridionale, ndr), confina con Paesi senza sbocchi sul mare, che ci usano come Paese di transito, e abbiamo alcune free zone dove le imprese italiane possono venire a promuovere i loro prodotti”. Inoltre, aveva aggiunto il ministro, “siamo molti vicini al mercato del Golfo e possiamo offrire opportunità di promozione dei prodotti italiani nella regione”.

Da parte sua, l’ambasciatore ha sottolineato come “il Sudan sia una sorta di cornucopia africana perché ha risorse animali, acqua, milioni di ettari di terra ancora coltivabili, per cui tecnologia ed expertise italiane sarebbero qui fondamentali”, perché se è vero, ad esempio, che “i sauditi stanno investendo tanti soldi in termini di sviluppo agricolo del Paese, poi però non hanno la piena capacità tecnologica per implementare i propri piani e spesso si rivolgono ai cinesi che sono già presenti nel Paese”. E’ quindi “giusto essere pronti a cogliere opportunità che potrebbe offrire il Sudan, che ha bisogno davvero di tanto” e che, come gli altri Paesi africani, magari “a velocità diverse”, offre un mercato con “enormi possibilità di espansione”.

sim