Rovigo firma documento con sanzionata Yalta, verso gemellaggio

A siglare il vice sindaco Conchi

APR 21, 2017 -

Mosca, 21 apr. (askanews) – La città di Yalta (Crimea) con l’italiana Rovigo ha firmato un protocollo d’intesa, che apre a nuove collaborazioni. Lo ha annunciato il capo dell’amministrazione di Yalta Andrej Rostenko a margine del III Forum economico di Crimea attualmente in corso (20-22 aprile).

A siglare l’intesa il vice sindaco di Rovigo Ezio Conchi, uno degli oltre 50 italiani partecipanti al forum nella penisola, sanzionata dall’Ovest per la crisi ucraina e la conseguente annessione alla Russia. “Abbiamo firmato – ha detto Rostenko – un protocollo d’intesa sulla preparazione di un accordo di cooperazione con la città di Rovigo. Il vice sindaco è venuto con questa proposta da firmare e non appena sarà tornato in Italia, discuterà con il sindaco e i consiglieri tutti i punti del futuro accordo sulla cooperazione per collegare le nostre città”, ha detto ai giornalisti Rostenko.

Successivamente sarà determinata la data e il luogo della firma dell’accordo di gemellaggio tra le città. Rostenko ha inoltre sottolineato che non si tratta dell’unica città con la quale si intende espandere al collaborazione.

Oggi al Forum è stato anche annunciato che più di 100 infrastrutture verranno costruite nel 2017 in base ai progetti di sviluppo statali russi, secondo Sergey Nazarov, viceministro dello sviluppo economico giunto a Yalta da Mosca. “Si tratta di un programma senza precedenti, con oltre 600 costruzioni da realizzare in Crimea per un costo di oltre 12 miliardi di euro” ha detto Nazarov, aggiungendo che sono previste anche ristrutturazioni.

Ma la Crimea resta un nodo complicato dei rapporti con l’Occidente. Proprio quel nodo che sembra non potersi sbrogliare. La comunità internazionale, l’UE, la NATO e l’ONU non riconoscono l’annessione russa della Crimea, considerandolo un pericoloso punto di rottura per il diritto internazionale. Per molti è stato proprio con quel passo, che è iniziato l’isolamento per il Paese di Vladimir Putin. Qualcun altro sostiene che la Crimea è sempre stata russa e attribuisce il passaggio all’Ucraina a un errore storico: quello che avrebbe commesso nel 1954 l’ucraino Nikita Khrushchev, quando era a capo dell’Urss, assegnando la penisola alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina: è l’argomento in mano anche ad alcuni partiti o movimenti di opposizione in Europa, che hanno scelto di sposare la causa russa, perché ormai non solo nelle presidenziali americane la Russia rappresenta un argomento chiave dello scontro politico.Tra questi anche la Lega Nord, il cui leader Matteo Salvini ha incontrato per la prima volta Putin a Milano a margine del vertice Asean (ottobre 2014) ed è poi apparso più di una volta a Mosca, diventando un volto conosciuto a questi paralleli. Come anche lo è il britannico Jeremy Corbyn. O dall’altra parte della barricata, la francese Marine Le Pen, la presidente del Front National e candidata all’Eliseo. Ma al di là della politica dei partiti, c’è anche quella comunitaria e c’è il muro delle sanzioni che dividono la Crimea dal resto d’Europa. In conseguenza del non riconoscimento dell’UE, dell’annessione della Crimea e di Sebastopoli da parte della Russia, il Consiglio europeo ha imposto forti restrizioni alle relazioni economiche con questa area. Le misure comprendono un divieto di importazione di beni provenienti dalla Crimea e da Sebastopoli imposto nel giugno 2014 e restrizioni, introdotte nel luglio successivo, sugli scambi e gli investimenti relativi a taluni settori economici e progetti infrastrutturali. Inoltre, dal dicembre 2014 sono in vigore un divieto totale sugli investimenti e un divieto di prestazione di servizi turistici in Crimea. Sono vietate anche le esportazioni di altri beni essenziali per determinati settori, tra cui le attrezzature per l’esplorazione, la prospezione e la produzione di petrolio, gas e risorse minerarie. E il 17 giugno 2016, proprio mentre il premier Matteo Renzi si trovava ospite d’onore di Putin al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, il Consiglio ha prorogato tali misure fino al 23 giugno 2017.