Morta la settima paziente di Macchiarini, chirurgo in disgrazia

Impiantava trachee artificiali, tutti interventi falliti

MAR 20, 2017 -

Stoccolma, 20 mar. (askanews) – Una della ultime pazienti ancora in vita a cui il chirurgo italiano Paolo Macchiarini, in disgrazia per gravi lacune etiche, aveva impiantato una trachea artificiale è morta dopo anni di atroci sofferenze. Lo ha annunciato il padre di Yasim Cetir, giovane turca sulla quale Macchiarini tentò due impianti, nel 2012 e nel 2013, e che ha sofferto per terribili complicazioni fino alla morte. Stanotte il padre Hayrullah Cetir ha annunciato che la ragazza è morta all’ospedale della Temple University a Philadelphia, negli Stati Uniti). “Mia figlia Yesim è deceduta stasera alle 21,15. Possa tu riposare in pace” ha scritto, accanto a una foto della figlia.

Il chirurgo italiano ha operato otto persone tra il 2011 e il 2014, di cui tre all’ospedale del Karolinska Institute di Stoccolma, da cui proviene il comitato che assegna i premi Nobel per la medicina. Dei pazienti di Macchiarini, ormai uno solo è in vita dopo aver fatto togliere la trachea artificiale concepita e impiantata dal chirurgo a Krasnodar, in Russia, nel 2014.

Cetir è stata vittima di due interventi chirurgici sbagliati. La sua trachea era stata danneggiata durante una semplice operazione in Turchia e aveva tentato una riparazione a Stoccolma. In seguito era partita per gli Usa per ricevere la trachea di un donatore, senza mai rimettersi.

Macchiarini aveva raggiunto fama mondiale nel 2011 realizzando il primo trapianto al mondo di una trachea artificiale in plastica che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere colonizzata dalle cellule staminali del paziente. Scrisse sulla prestigiosa rivista The Lancet che la tecnica funzionava, ma le morti dei suoi pazienti e i dati falsi scoperti nell’articolo condussero alla caduta di un medico che è stato anche sospettato di aver abbellito il suo curriculum per essere assunto al Karolinska Institute. E’ sotto inchiesta in Svezia. Lo scandalo ha sconvolto il Nobel, provocando dimissioni a catena nell’istituto.

(fonte Afp)