La Turchia ai ferri corti con mezza Europa, i passi della crisi

Tensioni con Olanda, Germania e Danimarca e Austria

MAR 14, 2017 -

Istanbul, 14 mar. (askanews) – Dall’inizio di marzo la Turchia si è via via messa contro diverse capitali europee. A scatenare le crisi diplomatiche la decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di esportare anche all’estero la campagna per il referendum del 16 aprile sulla riforma costituzionale in senso presidenziale.

Ecco le date chiave che hanno portato il gelo diplomatico e la vera e propria rottura con l’Olanda e le crisi con Germania, Danimarca, Svizzera e Austria.

– Il 2 marzo le autorità tedesche hanno annullato, citando difficoltà logistiche, un incontro del fronte del “sì” a Gaggenau a cui doveva essere presente il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag.

Parallelamente l’amministrazione comunale di Colonia ha ritirato l’autorizzazione di un’altra riunione a cui doveva partecipare il ministro dell’Economia Nihat Zeybekci.

– Il 3 marzo altri due incontri previsti in Germania sono stati cancellati.

– Il 5 marzo il presidente Erdogan ha giudicato queste decisioni come “pratiche naziste”. Berlino ha risposto che si tratta di confronti “assurdi e fuori luogo”.

– Il 10 marzo un comune austriaco ha vietato un meeting elettorale con un rappresentante del partito di governo in Turchia, l’Akp per “rischio di problemi all’ordine pubblico”. E nello stesso giorno la polizia svizzera ha fatto lo stesso.

– L’11 marzo i Paesi bassi hanno espulso la ministra della Famiglia Fatma Betül Sayan Kaya che si era recata a Rotterdam poche ore dopo che all’aereo su cui viaggiava il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu era stato vietato di atterrare sul territorio olandese.

Ankara ha convocato l’ambasciatore olandese e ha definito la decisione di accompagnare al confine la ministra un “retaggio nazista”.

– Il 12 marzo la Francia, di contro, ha autorizzato l’incontro tra Cavusoglu a Metz provocando l’indignazione della destra e dell’estrema destra francese, in piena campagna elettorale per le presidenziali.

Il presidente Erdogan ha rinnovato le accuse di comportamento “nazista e fascista” e ha minacciato di “far pagare il prezzo” all’Olanda.

Il primo ministro danese Lars Lokke Rasmussen ha “proposto” al suo omologo turco Binali Yildirim di rimandare una visita in Danimarca prevista per fine marzo a causa dell'”escalation” tra Ankara e l’Olanda.

– Il 13 marzo Ankara ha annunciato il congelamento delle relazioni ai più alti livelli con i Paesi Bassi e ha rifiutato il rientro dell’ambasciatore olandese in Turchia. Queste misure resteranno in vigore “fino a quando l’Olanda non avrà riparato ai torti commessi”, hanno annunciato le autorità turche che hanno aperto un’indagine sugli avvenimenti dei giorni scorsi tra cui il ricorso alla forza della polizia contro i manifestanti turchi a Rotterdam.

Il presidente Erdogan ha poi accusato la Germania di “sostenere i terroristi” dando rifugio ai militanti della causa curda e ai golpisti dietro al fallito colpo di stato dello scorso 15 luglio.

Sempre il 13 marzo l’Ue e la Nato hanno lanciato un appello per la distensione e hanno invitato la Turchia a evitare “dichiarazioni eccessive”.

– Il 14 marzo il ministro degli Esteri turco ha accusato l’Ue di alimentare “la xenofobia e i sentimenti anti-turchi”. E Erdogan ha accusato L’Aia di “terrorismo di stato”.

(fonte afp)