Libano, alla presidenza l’uomo delle mille trame Michel Aoun

L'ex generale 81enne ha tessuto un intricato compromesso

OTT 31, 2016 -

Beirut, 31 ott. (askanews) – Aveva lasciato il palazzo di Baabda ridotto in rovine dalla guerra civile e dai bombardamenti siriani, 26 anni fa, oggi Michel Aoun ha incassato il voto che lo farà entrare nella residenza presidenziale da capo dello Stato libanese legalmente eletto, il 13esimo, dopo due anni e mezzo di vuoto di potere, terzo generale ad assumere questa carica. Un traguardo conquistato con una serie di spregiudicati compromessi, a cominciare dal voltafaccia che lo trasformò da paladino della lotta al regime siriana ad alleato di Hezbollah e quindi di Damasco. Poi una intesa su due altri due delicati fronti: per Aoun è stato essenziale l’appoggio del capo cristiano delle Forze libanesi (Fl) Samir Geagea e dell’ex premier sunnita Saas Hariri, entrambi ostili al presidente siriano Bashar al Assad e gli alleati libanesi di Hezbollah. Hariri è ora in pole per diventare il nuovo primo ministro.

Così, a 81 anni, con questa intricata triangolazione il cristiano maronita nato nella periferia popolare di Haret Hreik, Beirut Sud, è arrivato al vertice del Paese dei cedri. Come molti giovani con umili origini, Aoun seguì la carriera militare sino a diventare capo di una unità d’élite multiconfessionale che nell’ottobre 1983, in piena guerra civile, difende le regioni governative a fronte delle milizie druse di Walid Joumblatt, appoggiato da Damasco. Diventa generale e poi capo dell’esercito.

Nel 1988, il presidente Amine Gemayel lascia il potere senza un successore e nomina Aoun alla guida di un governo miliare incaricato anche di assicurare la successione al vertice dello Stato. Il generale maronita lancia così la “guerra di liberazione” contro l’esercito siriano, un disastro, poi tenta di disarmare le Fl di Geagea, anche qui senza successo. Barricato nel palazzo presidenziale, respinge l’accordo di Taef ( 1989 ) che dovrebbe porre fine alla guerra civile. Dopo l’elezione di Elias Hraoui alla presidenza, nell’ottobre 1990 i siriani cacciano con la forza Aoun, che si rifugia a Parigi, dove resterà per 15 anni e dove fonda la “Corrente patriottica libera”, ostile a Damasco.

Aoun rientra in Libano dopo l’assassinio di Hariri nel febbraio 2005, sulla scia delle manifestazioni che portano al completo ritiro delle truppe siriane dal Paese a fine aprile 2005. Poco dopo, il generale diventa la grande sorpresa elettorale: il suo movimento alle legislative ottiene 21 seggi su 128, capitalizzando su una campagna elettorale incentrata contro il confessionalismo e la lotta alla corruzione.

Ma il vero colpo di scena arriva a febbraio 2006, quando Aoun firma un documento di intesa con Hezbollah, diventando il contendente di Saad Hariri, figlio del premier assassinato e il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, gli dichiara totale sostegno per la gara presidenziale. A questo punto il generale avvia una scalata al potere che lo vede promuovere membri della sua famiglia: il genero Gébrane Basil ottiene una poltrona ministeriale e un altro genero non riesce all’ultimo minuto a diventare capo dell’esercito. Ma l’alambicco decisivo per la formula che gli ha permesso di diventare presidente è la rivolta in Siria del 2011, poi diventata guerra civile e guerra: il Libano si ritrova diviso, i partiti cristiani Fl e Kataeb, come pure la maggioranza sunnita, prendono le parti dei ribelli, mentre Aoun mantiene una linea moderata e fondamentalmente benevolente nei confronti del regime. Quando nel maggio 2014 scade il mandato del presidente Michel Sleimane, l’ex generale sta già tessendo l’intricata tela di un compromesso tra le tanti parti tra di loro opposte, coronato dal voto di oggi.

(con fonte afp)