Islanda, Partito Pirata all’arrembaggio del parlamento a Reykjavik

Sabato si vota, formazione anti-establishment in testa nei sondaggi

OTT 27, 2016 -

Reykjavik, 27 ott. (askanews) – Il Partito Pirata, formazione politica anti-establishment islandese, si prepara a invadere il parlamento di Reykjavik con il voto anticipato di sabato, nel quale gli elettori sembrano intenzionati a punire un governo la cui reputazione è stata offuscata dallo scandalo Panama Papers.

L’Islanda ha indetto elezioni anticipate ad agosto dopo lo scandalo globale di evasione fiscale che ha coinvolto vari politici ed è costato la poltrona al premier. Le rivelazioni hanno sconvolto l’isola dei vichinghi nel Nord dell’Atlantico e riacceso la rabbia popolare esplosa durante la crisi finanziaria del 2008, che ha squassato il sistema bancario islandese e condotto a una grave depressione economica.

Nonostante da allora l’Islanda sia tornata a una crescita solida del quattro per cento e la disoccupazione sia diminuita, gli analisti riferiscono di una marea crescente di sentimenti anti-casta, testimoniati dalle manifestazioni di massa scoppiate da aprile dopo le rivelazioni dei Panama Papers. “L’Islanda si è ripresa dal terremoto, ma le scosse di assestamento hanno sconvolto il sistema politico” ha detto Eirikur Bergman, professore di scienze politiche all’università di Bifrost. “Gli elettori hanno voglia di punire” i partiti principali, ha aggiunto. Piuttosto che rivolgersi alla destra, come in vari Paesi europei, gli elettori sembrano voler dare una chance a un drappello di partiti di sinistra. Ma la futura composizione del parlamento è tutt’altro che chiara in un Paese di 330mila anime più noto per i suoi panorami vulcanici mozzafiato che per la sua politica.

Tutto è possibile, dopo la straordinaria prestazione agli Europei della nazionale di calcio islandese, che ha eliminato al Gran Bretagna prima di essere eliminata ai quarti di finale dalla Francia, ospite del torneo. In base all’ultimo sondaggio il partito Pirata è testa a testa con il conservatore partito dell’Indipendenza, che governa dal 2013 l’Islanda in coalizione con i centristi del partito Progressista. I Pirati, fondati nel 2012 da attivisti, anarchici ed ex hacker, si preparano a ottenere oltre 22% dei voti, secondo un sondaggio dell’università di Reykjavik. Questo si tradurrebbe in 15 dei 63 seggi dell’Althingi, il parlamento islandese, dai cinque che detiene oggi. Il partito dell’Indipendenza è secondo con il 21%.

Un esito del genere non consentirebbe ai Pirati di governare da soli ma potrebbe dar loro il potere di formare una coalizione di governo. Il partito ha già escluso di poter governare insieme alle formazioni già al governo, ma ha auspicato un dialogo con l’opposizione rappresentata ad esempio dal movimento Sinistra-Verdi, che potrebbe ottenere circa un quinto dei voti.

Le elezioni sono state indette dopo le dimissioni ad aprile del premier Sigmundur David Gunnlaugsson, la prima importante figura pubblica a cadere vittima dei Panama Papers, che hanno rivelato che 600 islandesi, tra cui vari ministri, banchieri e imprenditori hanno accumulato tesoretti nei paradisi fiscali. Il governo è rimasto in carica, ma il successore di Gunnlaugsson, Sigurdur Ingi Johannsson, resta profondamente impopolare perchè è percepito come vicino alle imprese e invischiato nella vicenda Panama. Il presidente di lungo corso Olafur Ragnar Grimsson a giugno ha rinunciato a candidarsi per un sesto mandato dopo che nelle carte panamensi è emerso il nome della moglie.

Il Partito Pirata, la cui cofondatrice Birgitta Jonsdottir è il volto della campagna elettorale, spera di capitalizzare sulla profonda sfiducia dell’élite politica soprattuto tra i giovani. Il programma del partito è vario, lotta contro la corruzione e per la libertà di internet, depenalizzazione delle droghe. Promette anche un referendum sulla ripresa dei negoziati di ingresso nella Ue, bloccati dai partiti euroscettici. Ma il tallone d’Achille del partito è paradossalmente la sua forza. “Il suo elettorato di base, i giovani, è il meno propenso a votare” spiega Bergman.

(fonte Afp)