Turchia sempre più verso regime presidenziale

OTT 14, 2016 -

Roma, 14 ott. (askanews) – La questione del presidenzialismo torna nuovamente alla ribalta in Turchia. Dopo una breve parentesi dovuta alla situazione straordinaria emersa in seguito al tentato golpe del 15 luglio scorso, la trasformazione dell’attuale sistema parlamentare in uno presidenziale voluta fortemente dal Capo di stato Recep Tayyip Erdogan, è riemersa in tutta la sua forza. Preannunciando una tempistica che segnala il passaggio indisturbato da uno stato di emergenza – prolungato fino alla fine di gennaio dieci giorni fa – ad una forma di governo che mette indiscutibilmente al centro del potere un unico uomo.

A dare il via al rinnovato processo è stato il leader del Partito di azione nazionalista (MHP) Devlet Bahceli, che ha invitato Ankara a uscire dall’impasse politica in cui si trova il paese. Un’impasse dovuta al fatto che Erdogan, la cui carica è essenzialmente rappresentativa secondo l’attuale costituzione, si comporta di fatto come il leader politico, mentre il capo del governo Binali Yildirim – che la primavera scorsa ha sostituito il predecessore Ahmet Davutoglu perchè prendeva troppe “iniziative personali” – segue esclusivamente le direttive del presidente.

Bahceli ha dunque chiesto che il sistema presidenzialista venga votato in parlamento e, se necessario, che la questione venga sottoposta ad un referendum popolare. Al Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) di Erdogan mancano 14 seggi per ottenere i 330 voti necessari per il referendum. E – stando alle recenti dichiarazioni dei politici nazionalisti – sebbene non risulti ancora certo il sostegno del MHP, Ankara si è immediatamente messa in azione per portare in parlamento l’emendamento presidenzialista.

Secondo quanto anticipato oggi dal ministro della Giustizia Bekir Bozdag, in caso di un accordo AKP-MHP, si potrebbe andare a referendum a inizio 2017. Così anche il deputato AKP Mustafa Sentop che ha indicato come possibile data “la primavera del 2017”, aggiungendo che il testo della nuova costituzione sarà “pronto entro 10 giorni” e che proporrà un esecutivo dove le funzioni del premier e del presidente verranno “raccolte in un’unica figura”.

Sebbene non siano stati ancora diffusi i dettagli della proposta presidenziale, Murat Celik del quotidiano pro-governativo Vatan, ha presentato alcune anticipazioni degli emendamenti, sulla base di fonti vicine all’esecutivo. Stando a quanto riporta Celik, la poposta dell’AKP includerebbe un sistema presidenziale “che si ispira al modello statunitense, rivedendone i punti problematici”; un’unica assemblea nazionale; un’amministrazione centrale forte “che controlla giuridicamente e legalmente le amministrazioni locali che verranno rafforzate, ma senza prevedere un sistema di stati federali o forme autonomistiche”, mentre “a livello di principi” si mirerebbe ad un sistema “più democratico, trasparente e rendicontabile”.

Il giornalista riferisce inoltre che nella nuova costituzione non mancherà nemmeno il riferimento al nuovo “concetto di democrazia” modellata dopo il tentato golpe. “Si dovrà obbligatoriamente fondare un sistema che evidenzi le conseguenze politiche e legali della rivoluzione popolare e democratica emersa dopo il 15 luglio”, scrive Celik, senza tuttavia specificare meglio quali debbano essere queste conseguenze. Il giornalista assicura anche che gli emendamenti prevedono “una netta divisione dei poteri” che garantiscono un sistema di “controllo sul presidente”.

Dopo il 15 luglio tre partiti (L’AKP, il MHP e il partito kemalista CHP, mentre il partito filo-curdo HDP è stato escluso dalle trattative) si sono accordati su un mini pacchetto di 7 emendamenti costituzionali. Nei mesi precedenti erano 60 gli articoli sui quali si era trovato una linea condivisa tra le formazioni, ma non è ancora chiaro se il testo che verrà presentato al voto includerà tutti questi articoli. Mentre il CHP ha dichiarato di non approvare il sistema presidenziale e l’HDP resta tenuto rigorosamente fuori da qualsiasi dibattito a riguardo, per alcuni osservatori tutta la questione presidenziale risulta una grande farsa. Tra questi anche il giornalista veterano Hasan Cemal, che si domanda: “Che cosa cambierebbe se scrivessimo anche la costituzione più democratica del mondo? Forse Erdogan ha finora rispettato la legge, l’attuale costituzione o le libertà?”.