Pakistan, ultimo appello di Asia Bibi, domani Corte Suprema decide

Se condanna a morte confermata, può chiedere clemenza a presidente

OTT 12, 2016 -

Lahore (Pakistan), 12 ott. (askanews) – La Corte suprema pakistana si riunisce domani per la decisione finale sulla condanna a morte ad Asia Bibi, la donna cristiana, madre di cinque figli, che è stata condannata per blasfemia nel 2010. Oggi Asia Bibi potrà pronunciare il suo appello finale contro la pena capitale che le è stata inflitta sei anni fa per aver offeso il profeta Maometto durante un alterco con un gruppo di donne di fede musulmana.

“Non c’è dubbio che in gioco c’è la vera anima dello stato e della società pakistana: il Pakistan rispetta i diritti dei più deboli? Difende quei diritti contro accuse pretestuose anche quando queste accuse riguardano argomenti che sono sacri per molti pakistani?”, si chiede un esperto di diritti umani dell’Asia meridionale Mustafa Qadri.

Le accuse per cui è stata condannata Asia Bibi risalgono a giugno 2009 quando durante l’orario di lavoro nei campi iniziò a litigare con un gruppo di colleghe di religione musulmana. Aveva chiesto di andare a prendere dell’acqua ma le donne musulmane glielo avevano negato sostenendo che come non musulmana non poteva toccare la ciotola per l’acqua. Lo stesso gruppo di donne si era poi recato da un predicatore e aveva accusato Bibi di blasfemia contro Maometto, reato punibile con la morte.

Dopo la condanna nel 2010 tutti i successivi appelli sono stati rigettati e se domani i tre giudici della Corte Suprema confermeranno la condanna l’ultima possibilità sarà un appello diretto alla presidenza per chiedere clemenza. Asia Bibi sarebbe la prima persona ad essere giustiziata per l’accusa di blasfemia.

Intanto, in questi sei anni, la famiglia di Asia Bibi ha vissuto segregata. “Papà mi dice di non uscire, la situazione fuori è molto brutta”, ha dichiarato la figlia di 18 anni Esham. “Di solito stiamo dentro casa tutto il tempo. Prima o poi qualcuno verrà qui e mi chiederà: sei la figlia di Asia Bibi?”. Esham e sua sorella Esha si recano due volte al mese nella prigione di Multan, nel Puinjab, dove è detenuta la madre e sperano ancora che venga liberata.

Secondo Human Rights Watch, 17 persone sono nel braccio della morte per blasfemia inclusa Bibi in Pakistan. Il suo caso è arrivato anche in Vaticano e Esham ha incontrato Papa Francesco ad aprile del 2015.

(fonte afp)