Israele, domani a Gerusalemme leader del pianeta per esequie Peres

Da Obama ad Abu Mazen, città in stato di assedio

SET 29, 2016 -

Gerusalemme, 29 set. (askanews) – Il popolo israeliano rende omaggio a Shimon Peres oggi, prima che domani i leader del pianeta arrivino a decine su Gerusalemme per i funerali dello statista. Le esequie del premio Nobel per la pace si preannunciano come una riunione eccezionale di capi di Stato e di governo, tra cui il presidente Usa Barack Obama ma anche il presidente palestinese Abu Mazen. La partecipazione di quest’ultimo ai funerali, fonte di molti dubbi prima della conferma ufficiale da alti responsabili palestinesi, rappresenta la sua prima visita pubblica a Gerusalemme da vari anni. Per ora non è stata ufficializzata la presenza di leader dei Paesi mediorientali, vicini al palestinesi.

Una personalità non ha aspettato le esequie di domani per porgere il suo omaggio al feretro, esposto nel cortile della Knesset (il parlamento israeliano): Bill Clinton, che nel 1993 aveva presieduto la firma degli accordi di Oslo ed era presente alla famosa stretta di mano tra i nemici israeliano e palestinese, oggi faticava visibilmente a contenere il suo dolore davanti alla bara di uno dei firmatari dell’intesa, che definiva “un vero amico”.

E’ stata una delle rare interruzioni del flusso continuo di migliaia di israeliani di ogni età ed estrazione sociale, che hanno sfilato davanti al feretro. Molti hanno fotografato la bara avvolta nella bandiera blu e bianca con la stella di David. Non c’è stata grande solennità, non ci sono state molte lacrime, ma la sensazione che una pagina di storia sia chiusa.

– Gerusalemme, con le sue bandiere a mezz’asta, era già blindata prima dell’inizio delle cerimonie per l’estremo saluto a colui che tutti qui chiamano Shimon e la cui immagine è strettamente legata all’ascesa di Israele, dalla nascita allo stato di potenza regionale. Domani, con l’arrivo dei leader, il monte Herzl, sul quale Peres sarà sepolto, e gran parte di Gerusalemme saranno tagliati fuori da mondo. Sono annunciate decine di personalità: tra gli altri, per l’Italia il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il presidente francese Francois Hollande, il presidente tedesco Joachim Gauck, il polacco Andrej Duda, il principe Carlo d’Inghilterra, e il re di Spagna Felipe VI, oltre a Obama e Abu Mazen.

“Dovremo affrontare un’operazione di un’ampiezza senza precedenti” ha detto il capo della polizia Roni Alsheikh.

Israele non ospita un evento così grande dai funerali nel 1995 di Yitzhak Rabin, ex rivale e premier assassinato, anche lui ricompensato con il premio Nobel insieme a Peres e al leader palestinese Yasser Arafat nel 1994. In un Paese costantemente alle prese con l’incubo sicurezza, sono stati mobilitati ottomila agenti di polizia. Le esequie coincidono con l’avvio delle grandi festività ebraiche e fanno temere una ripresa della violenze da parte dei palestinesi.

“Siamo in un periodo delicato, in particolare per la minaccia terroristica e per gli appelli al terrorismo sui social media” ha detto il ministro della Sicurezza interna Gilad Erdan.

Erdan ha ordinato di sorvegliare i social media per rilevare eventuali minacce di lupi solitari o qualunque provocazione ai danni di un leader straniero.

Peres si è spento ieri mattina all’età di 93 anni in ospedale per le complicazioni a seguito di un ictus. Era l’ultimo sopravvissuto dei tre vincitori del Nobel del 1994, un anno dopo l’accordo di Oslo, che gettava le basi per l’autonomia palestinese e offriva la speranza di risolvere il conflitto israelo-palestinese.

Nonostante Oslo e la conversione al pacifismo dell’ex falco, i palestinesi hanno un’immagine molto più cupa dell’uomo che ha appoggiato le prime colonie ebree nella Cisgiordania occupata ed era premier nell’aprile 1996, quando l’aviazione israeliana bombardò il villaggio libanese di Cana, uccidenndo 106 civili. Per gli israeliani Peres era l’ultimo sopravvissuto della generazione dei padri fondatori dello Stato ebraico. Numerose volte ministro, due volte premier (1984-1986 e 1995-1996) e presidente dal 2007 al 2014, in patria era visto come una figura di consenso, un grande vecchio fonte di saggezza.

(fonte Afp)