Ultimo Obama all’Onu, il presidente Usa contro Putin e i populismi

A favore della globalizzazione, che però deve essere corretta

SET 20, 2016 -

New York, 20 set. (askanews) – Un discorso a favore della globalizzazione, che però deve essere corretta, contro gli “uomini forti” e il populismo. Contro la Russia di Vladimir Putin, che “cerca di ottenere la gloria perduta con l’uso della forza”. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è salito per l’ultima volta sul podio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove è arrivato in ritardo, scegliendo di parlare dei risultati ottenuti in otto anni e, al tempo stesso, delle incertezze e dei conflitti che agitano il mondo, a causa anche delle disuguaglianze sociali.

“Abbiamo lavorato insieme per evitare ulteriori catastrofi e consentire all’economia globale di tornare a crescere. Il mondo è più prospero – ha detto Obama – ma le nostre società soffrono di incertezza. Malgrado gli enormi progressi, le persone hanno sempre meno fiducia nei governi, le tensioni tra le nazioni salgono in superficie. In questo momento abbiamo una scelta: cooperare o tirarci indietro, tornando a un mondo in conflitto.

Per quanto imperfetti, i principi di libero mercato, diritti umani e democrazia restano le basi per il progresso umano”.

Obama ha poi detto che bisogna riconoscere che, nonostante “l’integrazione delle nostre economie abbia migliorato la vita di miliardi di persone”, alcune correzioni devono essere fatte e che alcuni problemi sono stati trascurati, provocando anche il fondamentalismo. “I benefici di questa integrazione devono essere condivisi, le differenze colmate”. “Quelli che “hanno beneficiato della globalizzazione hanno ignorato le disuguaglianze nelle nazioni e tra le nazioni”. Serve “aggiustare la rotta”, ha detto, per rigettare il “populismo crudo”.

Obama non ha quindi rinunciato a una stoccata a Donald Trump, il candidato repubblicano alla Casa Bianca: “Un Paese circondato dai muri imprigionerebbe se stesso”, ha detto riferendosi alla proposta del miliardario di costruire un muro al confine con il Messico per impedire l’accesso di migranti.

“Abbiamo bisogno di un nuovo modello per l’economia e per la governance, che includa tutti”.

Serve, per Obama, condividere i benefici: viviamo in “un mondo in cui l’1% ha un patrimonio pari al restante 99%”. Un mondo così, per Obama, “non sarà mai stabile”. Quelli che beneficiano di più della globalizzazione “hanno spesso usato il loro potere per danneggiare i lavoratori”. Il presidente ha quindi sottolineato il valore dei sindacati: “I diritti dei lavoratori devono essere rispettati”, non possiamo avere un capitalismo “da cui traggano beneficio solo in pochi”. “Le economie hanno più successo quando colmano il divario tra ricchi e poveri” ha aggiunto. “Siamo di fronte a una scelta: progredire con un modello migliore di integrazione – ha aggiunto – o ritirarci in un mondo nettamente diviso”.

“C’è un crescente conflitto tra liberalismo e autoritarismo”; il modello statunitense non è l’unico giusto, ma “sarò sempre dalla parte del liberalismo contro l’autoritarismo”. “Credo che la vera democrazia rimanga la migliore strada” da intraprendere, ha aggiunto. “Alcuni dicono che il futuro favorisce l’uomo forte.

Credo che questo pensiero sia sbagliato”. Il presidente ha detto che “la storia mostra che gli uomini forti restano con due possibilità: una repressione permanente, che scatena conflitti in casa, o un nemico all’estero da usare come capro espiatorio, che può portare a una guerra”.

Poi, è partito l’attacco al presidente russo, Vladimir Putin.

“Abbiamo visto la Russia cercare di ottenere la gloria perduta con l’uso della forza”, ma il mondo è troppo piccolo per far risorgere “i vecchi modi di pensare”. “Lo abbiamo visto in Medio Oriente, dove i leader perseguono gli oppositori politici o le minoranze. E questo ha aiutato a far crescere l’Isis”. Obama ha dedicato alcune parole anche al conflitto tra israeliani e palestinesi: “Se Israele riconoscesse che non può occupare permanentemente la Palestina e se i palestinesi riconoscessero la legittimità di Israele, entrambe le parti ne beneficerebbero”.

“Dobbiamo respingere qualsiasi forma di fondamentalismo, di razzismo e qualsiasi idea secondo cui esiste una superiorità etnica. Dobbiamo sposare la tolleranza che risulta dal rispetto per tutti gli esseri umani”. “La nostra comunità internazionale deve continuare a lavorare con quelli che cercano di costruire, invece di distruggere”.

Non poteva certo mancare un appello per l’emergenza siriana.

“Dobbiamo aprire i nostri cuori e dare di più per aiutare i rifugiati che necessitano disperatamente di una casa”. Secondo il presidente, “ci sono tante nazioni che stanno facendo la cosa giusta, ma molte nazioni, specialmente quelle benedette dalla loro ricchezza e dalla loro posizione geografica, devono fare di più”.