Spagna, grandi manifestazioni in Catalogna a favore secessione

Movimento indipendentista cerca di ricompattarsi dopo polemiche

SET 11, 2016 -

Barcellona, 11 set. (askanews) – Centinaia di migliaia di catalani sono chiamati a manifestare oggi per la secessione della Catalogna dalla Spagna, nonostante la divisioni tra i vari partiti indipendentisti sulla via da seguire. La Diada dell’11 settembre, giornata “nazionale” della ricca regione del nordest della Spagna che conserva la sua lingua e la sua cultura, è celebrata da cinque anni da vaste manifestazioni degli indipendentisti.

Ma gli ultimi mesi sono stati segnati dalle polemiche tra le varie formazioni indipendentisti mentre il governo regionale sta mettendo a punto le misura per preparare la dichiarazioni unilaterale d’indipendenza della regione affacciata sul Mediterraneo con 7,5 milioni di abitanti.

Dopo aver tentato per anni senza successo di strappare l’assenso di Madrid a un referendum sull’autodeterminazione, come è successo per la Scozia con Londra, gli indipendentisti hanno optato per la secessione dopo aver ottenuto la maggioranza assoluta del Parlamento regionale catalano a settembre 2015.

Entro metà 2017 vogliono mettere in piedi la macchina amministrativa di un futuro Stato indipendente, adottare le leggi per staccarsi dalla Spagna e convocare “elezioni costituenti”per redigere la futura costituzione catalana. Ma il piano è deragliato quando la giunta di coalizione, guidata da Carles Puigdemont, ha perso l’appoggio del piccolo partito anticapitalista CUP, il più radicale tra gli indipendentisti. La Diada di oggi è quindi l’occasione di serrare i ranghi e rilanciare il processo d’indipendenza, che molti militanti trovano troppo lento.

Più di 340mila persone si sono iscritte per partecipare alle manifestazioni inizieranno alle 17 in cinque città e apesi catalani, Barcellona, Tarragona, Lleida, Berga e Salt, sotto lo slogano “E’ il momento, avanti la repubblica catalana”. Vi sono attesi i leader indipendentisti, come Carles Puigdemont e il vicepresidente Oriol Junqueras, del partito di sinistra Esquerra Republicana Catalana. Ci saranno anche l’amata sindaca di Barcellona, Ada Colau, che resta volutamente ambigua sulla questione indipendentista e i suoi alleati di Podemos. La formazione di sinistra è l’unico partito nazionale spagnolo che è pronto ad accettare il referendum per l’autodeterminazione, pur pronunciandosi contro l’indipendenza.

La mobilitazione è inferiore allo scorso anno, quando 485mila iscritti invasero un viale di Barcellona. Nel 2015, la folla formò una colossale V tra due passeig a Barcellona per celebrare al vittoria elettorale. Nel 2014 fu formata una catena umana lunga 400 chilometri. Ma per il direttore de El Periodico de Cataluña, Enric Hernandez, gli avversari degli indipendentisti sbaglierebbero a gioire. “E’ possibile che siano un po’ meno, ma quel che conta è che ci sono sempre” ha scritto.

Ieri Ada Colau ha denunciato pubblicamente “l’immobilismo cronico” del governo uscente di Mariano Rajoy a Madrid, che ha respinto ogni concessione alla febbre indipendentista catalana. E non sono attese svolte in tempi brevi, mentre i partiti girano ancora avuto sulla formazione di un nuovo governo dopo due elezioni inconcludenti.

A Barcellona intanto Puigdemont e CUP si sono riavvicinati negli ultimi giorni: il partito radicale è pronto a votare sì alla fiducia al governo regionale, ma in cambio pretende un referendum unilaterale sull’indipendenza, cosa che gli altri partiti indipendentisti non vogliono. A ricompattare le varie anime del movimento potrebbe esser la magistratura spagnola se perseguirà penalmente, come tutto lascia credere, la presidente del parlamento catalano Carme Forcadell per aver consentito l’aodozione di una “road map” secessionista nonostante gli avvertimenti della Corte costituzionale.

(fonte Afp)