Africa sostiene Migration Compact, ora Italia punta al sì Ue

Oggi a Roma la Prima conferenza Italia-Africa

MAG 18, 2016 -

Roma, 18 mag. (askanews) – L’Italia punta ad avere un “piano operativo di ampio raggio sull’Africa” al prossimo Consiglio europeo di giugno per fronteggiare alle radici il fenomeno migratorio, dopo aver incassato il sostegno dei partner africani al Migration Compact. Ed è pronta a scommettere “sul futuro dell’Africa”, il continente dei giovani, che oggi chiede più investimenti per sostenere il proprio sviluppo economico e creare occupazione. Questo il messaggio che il governo italiano ha inviato oggi ai rappresentanti degli oltre 50 Paesi africani convenuti a Roma per la Prima conferenza ministeriale Italia-Africa, rimarcando il proprio impegno in sede europea perché l’Africa diventi una “priorità” anche per Bruxelles.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha annunciato in apertura dei lavori che l’Italia chiederà al Consiglio europeo del mese di giugno “un piano operativo e di ampio raggio sull’Africa, con progetti concreti e pilota da lanciare in tempi brevi”. E nelle sue conclusioni, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha spiegato che domani il titolare della Farnesina “presenterà tutte le iniziative alla presidenza di turno olandese dell’Unione europea (Ue), formalizzando la proposta”.

A margine dei lavori, il ministro degli Esteri ha precisato che si tratta di “destinare risorse a progetti mirati per sette-otto Paesi con i quali mettere a punto piani dei contenimento dei flussi migratori”. Perché per affrontare “un fenomeno che ha cause profonde e durerà anni” non bastano “interventi spot, non basta raddoppiare i fondi della cooperazione internazionale, ma occorre avere una strategia di grande visione, con strumenti economici e finanziari adeguati”, ha sottolineato Renzi.

Per il governo italiano i fondi stanziati dall’Ue al vertice della Valletta del novembre scorso per affrontare il fenomeno migratorio alle radici, ossia 1,8 miliardi di euro, “è niente rispetto alle esigenze”. Il presidente del Consiglio ha discusso il 5 maggio scorso a Roma con la cancelliera tedesca Angela Merkel dell’ipotesi di avviare investimenti strutturali del valore di 10 miliardi di euro in sette Paesi africani. Tutti concentrati tra Nord Africa e Africa Occidentale (Tunisia, Senegal, Ghana, Niger, Egitto, Nigeria e Costa D’Avorio) da dove negli ultimi mesi è arrivata la maggioranza dei migranti sbarcati sulle coste italiane, perlopiù migranti economici.

I partner africani presenti oggi a Roma si sono detti d’accordo con l’impostazione italiana del Migration Compact, “ossia più investimenti e gestione comune dei flussi migratori”, sottolineando la necessità che al “dialogo segua l’azione” a sostegno dello sviluppo economico dei Paesi africani, per creare occupazione per una popolazione giovane e in crescita. Per la presidente della Commissione dell’Unione africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, è necessario cooperare sulle priorità individuate dal continente africano e contenute nell’agenda 2063: “L’Africa ha bisogno di maggiori investimenti nei settori dell’agroindustria, delle infrastrutture, dei trasporti, dell’energia, della tecnologia, dell’acqua”, ma anche “nei giovani, per la loro formazione, perché possano trovare lavoro, e in un processo di industrializzazione capace di garantire valore aggiunto alle nostre risorse minerarie”. E le piccole e medie imprese italiane “sono un modello di sviluppo adatto al continente africano”.

E nel suo intervento di chiusura il premier Renzi ha accolto l’appello di Dlamini-Zuma, impegnandosi a “fare di più: oggi abbiamo 38 miliardi di interscambio con i Paesi africani, troppo poco. Siamo disponibili a fare un grande investimento dal punto di vista energetico, tecnologico e delle piccole e medie imprese”.

A sostegno di questo impegno, il governo ha assicurato che la conferenza tenuta oggi non sarà un evento isolato, simbolico, ma si ripeterà “ogni due anni” con l’obiettivo di dare vita a una partnership paritaria, permanente e di lungo periodo. Perché “il mondo oggi ha nell’Africa la sua più grande speranza e se l’Ue non cambia direzione e non mette al centro l’Africa, non è che perde l’Africa, perde l’Europa”.