Usa 2016: pesante sconfitta per Clinton, ora serve cambio di rotta

Dopo il voto in New Hampshire si guarda a Nevada, South Carolina

FEB 10, 2016 -

New York, 10 feb. (askanews) – La sconfitta in New Hampshire era attesa, le dimensioni, forse, no: Hillary Clinton, con l’89% dei voti scrutinati, è stata battuta di 21,6 punti percentuali dal senatore Bernie Sanders, con un divario che, nelle primarie democratiche, non ha precedenti (se non in presenza di presidenti da rieleggere). Divario che serve ad allontanare qualsiasi dubbio sulla forza della candidatura del senatore del Vermont, sostenuta soprattutto dai giovani e, nel ‘Granite State’, dagli indipendenti, preoccupati per l’andamento dell’economia e scettici sul loro futuro.

La lotta, ieri, non c’è stata: molti media hanno proclamato il successo di Sanders già alle 20, alla chiusura dei seggi, e la stessa Clinton ha concesso immediatamente la vittoria all’avversario, come per allontanare subito il New Hampshire per concentrarsi sulle tappe future della campagna elettorale, che ora si sposta a Sud e a Ovest, in South Carolina e Nevada, dove Clinton ha un considerevole vantaggio nei sondaggi e dove peserà il parere di moderati e minoranze etniche. Clinton, che aveva vinto le primarie in New Hampshire nel 2008 contro Barack Obama, ha dichiarato: “Amo ancora il New Hampshire e lo amerò sempre” e, per dimostrare di essere una combattente, ha promesso battaglia: “Non è importante se vai al tappeto, ma se ti rialzi”.

“La nomination sarà probabilmente vinta a marzo, non a febbraio, e crediamo che Hillary Clinton sia ben posizionata per costruire un forte vantaggio, se non insormontabile, nel numero di delegati, il prossimo mese” ha scritto Robby Mook, il direttore della campagna elettorale dell’ex segretario di Stato, in una nota.

Non mancano, però, i dati su cui riflettere e di cui preoccuparsi, per Clinton: in New Hampshire, Sanders ha sconfitto Clinton anche tra le donne e ha vinto in tutte le fasce d’età, eccezion fatta per quella degli over 65. Il risultato sottolinea che gli argomenti di Sanders contro i ricchi, le grandi società e Wall Street hanno ormai un forte appeal, dimostrando che l’insofferenza per l’establishment non è ampiamente diffusa solo tra i repubblicani; nel suo discorso dopo la vittoria, Sanders ha detto: “Il governo del nostro grande Paese appartiene a tutti, non solo ai grandi finanziatori e ai loro super Pac”.

Altro dato evidente è che uno dei punti di forza presentati da Clinton, ovvero la sua esperienza come first lady, senatrice e segretario di Stato, è, nel migliore dei casi, un fattore non decisivo: secondo un sondaggio tra gli elettori democratici, riportato dal Wall Street Journal, solo il 27% ha dichiarato che è importante che un candidato abbia “la giusta esperienza”. Già prima delle primarie, Clinton aveva cominciato a rivedere il messaggio rivolto agli elettori, affermando inoltre di voler riesaminare la sua strategia per far fronte al buon momento di Sanders. Il pessimo risultato in New Hampshire, probabilmente, spingerà Clinton a cambiare subito il suo staff: secondo i media statunitensi, sarà Jen O’Malley, numero due della campagna per la rielezione di Barack Obama, a guidare la sua corsa presidenziale.