## Colloqui su crisi siriana, le posizioni dei principali Paesi

Iran e Francia al tavolo con Usa, Russia e potenze regionali

OTT 28, 2015 -

Roma, 28 ott. (askanews) – Svolta nei colloqui internazionalisulla Siria: anche l’Iran parteciperà venerdì al tavolo’multilaterale’ che si terrà a Vienna, con l’obiettivo ultimo diconcordare una linea di compromesso verso una soluzione politica.Come già venerdì scorso, domani sera ci sarà una riunionequadripartita fra Russia, Stati Uniti, Turchia e Arabia Saudita,poi venerdì si uniranno l’Iran, l’Egitto,l’Iraq e il Libano. Di seguito le posizioni dei principali playernel complicato risiko siriano, oltre a quella dell’Italia,condivisa da svariati Paesi europei.

USA

Gli Stati Uniti hanno di recente aperto alla possibilità di unperiodo di transizione negoziato anche con il presidente Basharal Assad, come unica alternativa al caos. Una svolta accompagnatada una visione ‘regionale’ della crisi. Ieri il Dipartimento diStato ha segnalato di ritenere opportuna la partecipazione ainegoziati anche dell’Iran, il Paese più determinato a tenereAssad in sella più a lungo possibile.

Dal settembre 2014 gli Usa hanno regolarmente condotto raid aereicontro l’Isis e altri gruppi jihadisti – in particolare Al Nusra,filiale di Al Qaida – nell’ambito di una coalizioneinternazionale. Gli americani hanno però evitato azioni dicontrasto che avrebbero potuto sortire effetti direttamentesull’esercito del regime di Assad, cosa che ha fruttato non pochecritiche nei confronti dell’amministrazione Obama e si sono ancheastenuti dall’intervenire nei combattimenti tra diversi gruppi.

L’amministrazione americana ha riconosciuto il fallimento delprogramma di addestramento di combattenti siriani costato agliUsa 500 milioni di dollari, con poche decine di uominieffettivamente entrati in azione. Così la nuova tattica Usa, hareso noto il Pentagono, prevede un’intensificazione dei raidaerei e anche ‘azioni sul terreno’, ad esempio l’invio dicommandos per missioni speciali ‘in prima linea’.

La linea politica che accompagna i raid americani prevedel’appoggio della principale alleanza di gruppi all’opposizione,la Coalizione Nazionale e il sostegno, essenzialmente militare, agruppi ‘ribelli moderati’, anche definiti ‘non estremisti’,considerati potenziali interlocutori per il processo politico chesi intende avviare. In pratica, gli Usa vogliono rafforzarel’opposizione ad Assad – essenzialmente gruppi sunniti e i curdisiriani – in vista di un tavolo negoziale per il futuro dellaSiria.

RUSSIA

La Russia è dall’inizio del conflitto in Siria il principalesponsor del presidente Assad e proprio la volontà di difendere ilcapo del regime di Damasco (che garantisce a Mosca il suo ultimoavamposto militare in Medio Oriente) è vista da più parti comefattore decisivo per l’avvio della campagna aerea nel Paesemediorientale.

Ufficialmente nel mirino dei raid russi vi sono lo Stato Islamicoe altri gruppi radicali, ma gli Usa e vari Paesi europei accusanoMosca di mirare soprattutto ai combattenti dell’opposzionemoderata. Malgrado la cordialità di facciata della recente visitadi Assad a Mosca, tuttavia, Vladimir Putin sarebbe intenzionato amollare il presidente: lo ha sostenuto ieri anche il direttoredella Cia, John Brennan.

Chi segue da vicino i colloqui russo-siriani valuta che per ildopo-Assad sarà difficile pensare a un esponente della minoranzaalawita, a cui appartiene l’attuale presidente, e che Moscapotrebbe accettare anche un successore sunnita, benchè sceltodall’entourage dei fedelissimi di Assad. Va da sè che la Russiavorrà comunque garanzie sul mantenimento della base navale diTartous, come minimo.(segue)