Iran annuncia iniziativa per Siria, al via risiko post Assad

A Doha colloqui Usa-Russia-sauditi. Mosca punta su Da Mistura

AGO 3, 2015 -

Roma, 3 ago. (askanews) – Fresco dell’accordo sul suo programma nucleare, oggi l’Iran si riaffaccia sulla scena internazionale, annunciando una iniziativa di pace per la Siria. E’ la prima mossa di Teheran da possibile partner dell’Occidente e promette una svolta a Damasco dopo oltre quattro anni di guerra, svolta non ipotizzabile solo pochi mesi fa.

La crisi siriana da maggio è oggetto di colloqui informali tra Russia e Usa e con lo sdoganamento di Teheran prospettato dal patto sul suo programma nucleare (che ancora deve passare al Congresso Usa) entra ora in una fase cruciale, con buone possibilità di risultare decisiva. Non sarà questione di giorni o di settimane, concordano gli analisti a varie latitudini. Ma la macchina diplomatica per il dopo-Assad si mette in moto, con la Russia già a bordo, la Turchia pronta a salire sul convoglio dopo la decisione di combattere l’Isis in Turchia, gli Usa di Barack Obama disposti ad accettare una “fase di transizione” che non escluderebbe dai giochi del tutto, non subito, Bashar al Assad. E con l’Iran deciso a giocare un ruolo fondamentale nella partita, per non perdere la sua influenza su Damasco e sul Libano, per rilanciare il suo peso nella regione e accreditarsi definitivamente come partner internazionale con cui le grandi potenze possono e devono parlare.

Proprio oggi Teheran, per bocca di un assistente del ministro degli Esteri, Hussein Amir Abdellahian, ha annunciato che una “nuova iniziativa iraniana emendata” per risolvere la crisi siriana sarà sottoposta sia ai governi della regione che alla comunità inernazionale. Il funzionario di Teheran, citato dalla tv iraniana in lingua araba “Al Alam”, ha detto chel’inviato speciale per la Siria del presidente russo VladimirPutin, Mikhail Bogdanov, ed il ministro degli Esteri sirianoWalid al Muallem “visiteranno presto” la capitale iranianaTeheran proprio per discutere dell’iniziativa iraniana. E se non è ipotizzabile per ora una missione a Teheran del segretario di Stato Usa John Kerry, proprio in questi giorni il capo della diplomazia Usa incontra a Doha il collega russo Sergey Lavrove, come riporta Ria Novosti, “Iran e Siria saranno temi centrali”.

Ai colloqui russo-americani in Qatar si unirà anche il ministro degli Esteri saudita Adel bin Ahmed al-Jubeir. Riad non vede certo di buon occhio l’improvviso attivarsi di Teheran sulla Siria. Indiscrezione sulla stampa araba parlano infatti di un “allegerimento” delle posizioni di Riad nei confronti del regime di Assad. Stando a fonti del quotidiano libanese “Assafir” per la prima volta dall’inizio della rivolta siriana nel 2011, in questi giorni un emissario di Assad si è recato a Riad in una missione “organizzata e sponsorizzata” da Mosca.

Secondo il foglio di Beirut, vicino alle milizie sciite libanesi Hezbollah, i responabili sauditi “hanno molto chiaramente spiegato” all’interlocutore siriano che sarebbe il capo dell’ufficio “Sicurezza Nazionale” Ali Mamlouk, che “laquestione del presidente Assad e il futuro del suo potere inSiria non è il nodo della nostra politica”.

La prima mossa per il dopo Assad deve arrivare, tuttavia, da Mosca. Il Cremlino sta valutando attivamente le opzioni per il post-Assad e da fine maggio sono in corso consultazioni ufficiose con gli Usa al riguardo, colloqui che hanno certamente pesato anche sui negoziati per l’accordo con Teheran sul nucleare. In un gioco diplomatico delicatissimo, che vede tutti i principali attori regionali in allerta, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che Vladimir Putin sta “mollando” il presidente siriano Bashar Al Assad, o meglio, “non è più convinto che la Russia debba sostenere Assad sino all’ultimo”. Erdogan ha incontrato di recente Putin a Baku, in occasione dell’apertura dei Giochi europee e poi l’ha sentito telefonicamente: in queste occasioni “ho avuto l ‘impressione che stava cambiando atteggiamento” sulla crisi siriana.

Anche Erdogan sta modificando le sue posizioni al riguardo, e la decisione di combattere l’Isis oltre la frontiera con la Siria apre a possibili, ulteriori svolte dopo anni pressioni per ottenere un intervento armato in Siria mirato innanzitutto contro il regime di Assad.

Insomma, nella partita siriana tutti stanno mescolando le carte per il gioco che prenderà forma nelle prossime settimane. Un gioco in cui saranno cruciali le scelte che farà l’Iran. Dando per scontato la rinuncia all’alleato Assad come persona, per Teheran rimane fondamentale mantenere al loro posto i generali dell’attuale esercito di Damasco. Secondo molti analisti arabi, infatti, i generali, molti dei quali formati in Russia, sono gli unici garanti della ‘continuità’ dell’alleanza con gli Hezbollah libanesi: una prospettiva che è esattamente l’opposto di quello che vuole l’Arabia Saudita. Appare evidente quindi che solo trovando un compromesso tra le posizioni di Teheran e Riad a decidere davevro il dopo-Assad.

Per il momento, l’annuncio dell’iniziativa di pace chiaramente concordata con la Russia fa pensare ad un lavoro che Mosca vorrebbe in team con l’Onu. Il plenipotenziario di Putin per la regione, Bogdanov, ha detto che l’inviato speciale dell’ONU in Siria Staffan “De Mistura ha alcune idee su come approntare un che permetta di discutere e forse intraprndere alcuni passi concreti per la creazione di un ampio fronte antierrorismo, comeha proposto il presidente Putin”. Il ministro Lavrov, ha aggiunto, ne parlerà con Kerry.

Dopo i ringraziamenti di Barack Obama a Putin per il negoziato con l’Iran, ora il Cremlino sembra puntare sulla crisi siriana per riaccreditarsi definitavemente al tavolo dei grandi negoziati internazionali come player imprescindibile. D’intesa, con l’Iran, almeno per ora.