Muore il falco Primakov. Traghettò Russia da perestrojka a Putin

Da reporter e inviato speciale a regista politica internazionale

GIU 26, 2015 -

Mosca, 26 giu. (askanews) – Nome in codice “Maksim”, con EvgenyPrimakov – morto oggi all’età di 85 anni – scompare un interocapitolo di storia russa. Considerato un falco, con una biografiaricchissima, era un protagonista e un testimone dei molticambiamenti che hanno interessato Mosca dagli anni 80 a oggi. Èstato premier e anche ministro degli Esteri. Ma non solo. Iniziòla sua carriera come giornalista radiofonico e inviato specialenegli anni 60. Fu allora che entrò nel vivo la sua attività neiservizi segreti sovietici e poi russi, sino al vertice, quandovenne nominato direttore del Servizio Segreto Estero (SVR),carica che ricoprì dal 1991 al 1996.

Sostenitore del multilateralismo, come alternativa all’egemoniaglobale degli Stati Uniti, porta il suo nome una dottrina dipolitica estera – dottrina Primakov, appunto – basata sullamediazione, ed una contemporanea espansione dell’influenza versoil Medio Oriente e le ex repubbliche sovietiche. Sua è anchel’idea di un rafforzamento delle alleanze con Cina e India percontrastare le “rivoluzioni colorate” in Asia Centrale. La sua”notevole abilità diplomatica” venne riconosciuta anche da Giulio Andreotti.

Primakov fu primo ministro dal settembre 1998 sotto lapresidenza di Boris Eltsin e durante la campagna della NATO inKosovo, ma la sua carica durò meno di un anno. Il primo capo distato della Russia post-sovietica decise di fare a meno di lui -il 12 maggio 1999 – con tutta probabilità perchè la personalitàdel primo ministro rischiava di metterlo in ombra. A Primakov siriconosce comunque di aver spinto alcune riforme molto complesseper la Russia, la maggior parte delle quali ebbero poi successo,come la riforma fiscale.

Era nato il 29 ottobre 1929. Fu ancheinviato speciale del fautore della perestrojka, MikhailGorbaciov, in Iraq, nel periodo che portò alla Guerra del Golfo,ed in tale veste ebbe colloqui con Saddam Hussein.

Di un suo preziosissimo libro di memorie, esiste una traduzioneitaliana, con il titolo emblematico “Dall’Urss alla Russia”. Fratutti durissimo ma inappuntabile il suo giudizio sul MedioOriente: non è stato mai in grado di raggiungere e sostenere unostato né di guerra né di pace, che avrebbe potuto portare allacreazione della stabilità territoriale del’area. Il libro vienedescritto come le memorie dell’uomo che, in veste prima di capodello spionaggio e poi di primo ministro sotto Eltsin, hatraghettato la politica russa fino all’avvento di Vladimir Putin.