Protezione Sociale Italiana: con la Legge 3 sono 130 milioni di euro i debiti stralciati

Le storie di Lucio, Angela, Miriam e Giovanni, salvati dalla legge anti suicidi. Stracuzzi: "Ma occorre fare di più"

FEB 2, 2023 -

Roma, 2 feb. (askanews) – Quella di Lucio e Angela è la storia di due coniugi di Palermo. A causa della perdita del lavoro di Angela e dell’insuccesso dell’attività commerciale della loro figlia Lucia, si ritrovano in difficoltà economiche con la banca e con le finanziarie. Miriam, invece, vive a Roma. E’ una madre di famiglia ma, per problemi di salute e per colpa di una prolungata procedura giudiziale di divorzio, viene sommersa dai debiti sia con l’ex marito, sia con degli Istituti di credito ai quali si era rivolta per avere una maggiore liquidità. Quella di Giovanni, infine, è una storia milanese. Ex socio di un’azienda fallita nel 2019, viene travolto da situazione di sovraindebitamento per delle fideiussioni prestate in favore della società: “Tre storie diverse che attraversano tutta l’Italia, accomunate da un unico filo rosso, quello dell’indebitamento finanziario”, spiega l’avvocato Letterio Stracuzzi – presidente di Protezione Sociale Italiana, nonché uno dei massimi esperti della Legge 3 del 2012, una norma emanata con lo scopo di colmare una grave lacuna dell’ordinamento giuridico italiano che consente anche ai soggetti non fallibili di accedere, per risolvere il problema, a specifiche procedure concorsuali. “Dal 2012 ad oggi – prosegue l’avvocato Stracuzzi – sono oltre 3.000 i suicidi per motivi economici. Una cifra preoccupante che poteva essere decisamente più alta, forse anche del doppio, se non avessimo avuto la possibilità di ricorrere a questa normativa. In poco più di 5 anni, per fortuna, siamo riusciti a stralciare oltre 130 milioni di euro di debiti. Soldi che, attraverso sentenze dei Tribunali, abbiamo tolto dalle spalle di molte famiglie e imprese che versano in crescente difficoltà. Con la pandemia, il caro energia e l’inflazione, le richieste di aiuto si sono moltiplicate. Abbiamo fatto un calcolo: negli ultimi tre anni registriamo un aumento del 90 per cento di nuovi casi. Un numero spaventoso che dà il senso della situazione storica che stiamo vivendo. In tutto, abbiamo raggiunto quasi 5mila persone e abbiamo attivato 1.000 iter procedurali. Sono numeri importanti”. E, dietro quelle cifre, ci sono storie di persone in sofferenza che vivono sulla propria pelle un disagio enorme: “Angela aveva un sogno -ricorda l’avvocato Stracuzzi. Apre un piccolo centro estetico a Palermo ma l’attività va male e i suoi genitori chiedono dei prestiti per sanare i debiti contratti. Angela, in più, perde il lavoro come cassiera di un supermercato e iniziano i guai. Con il marito Lucio non riescono a pagare le rate del finanziamento e nemmeno quelle del mutuo. Un debito complessivo di 278mila euro che li inabissa senza soluzione. Si rivolgono così al nostro Organismo di composizione della crisi e propongono di onorare il debito vendendo casa, per un importo ricavabile di 95mila euro, aggiungendo anche il versamento di una rata mensile di 250 euro per quattro anni. L’Organismo decide di applicare in favore di Lucio e Angela l’Istituto della liquidazione del patrimonio che non richiede il consenso dei creditori. Proposta che il Tribunale del capoluogo siciliano accoglie con sentenza del 14 dicembre scorso. Fra quattro anni i protagonisti di questa storia otterranno la cancellazione della qualifica di cattivo pagatore e di tutti i debiti non pagati dalle centrali pubbliche e private”. Ma sono migliaia le storie come quella di Lucio e Angela. Da Nord a Sud, senza differenze geografiche. Miriam, vive a Roma. Ha una vita tranquilla, come tante altre. Ma a un certo punto tutto cambia e si rivoluziona. Si ribalta, in negativo. Prima è chiamata a fare i conti con un serio problema di salute e, successivamente, il suo matrimonio si sgretola. I rapporti con il marito si fanno sempre più ostici e insanabili. Segue, così, una richiesta di divorzio con addebito, rivolta al coniuge. La richiesta però le viene rigettata e si ritrova a dover far fronte alle spese processuali: “Quando si è rivolta a noi -spiega Stracuzzi- la sua situazione di indebitamento era di circa 88mila euro. Ci richiede di poter ricorrere all’Istituto dell’esdebitazione del debitore incapiente, ovvero di uscirne senza offrire denaro ai creditori. Il nostro Organismo di composizione della crisi territoriale accoglie la richiesta e il Tribunale capitolino, il 16 dicembre dello scorso anno, ratifica con sentenza. Fra soli tre anni Miriam sarà formalmente libera da un debito che le aveva tolto il respiro. Potrà continuare a vivere, guardando al futuro con speranza”. Spostiamoci ora a Milano. Giovanni è socio di un’azienda che fallisce nel 2019. Il problema è che il protagonista di questa terza vicenda aveva firmato delle fideiussioni e si ritrova sommerso da debiti che non riesce a onorare: “Protezione Sociale Italiana -afferma l’avvocato Stracuzzi- attiva il suo Organismo di composizione della crisi per far fronte alla situazione. Giovanni propone di risolvere la propria condizione di sovraindebitamento, pari a un milione e 975mila euro, offrendo ai creditori il ricavato della vendita all’asta, per una quota del 50%, di un immobile, più la somma di 600 euro al mese, da estinguersi in quattro anni. Anche in questo caso l’Organismo decide di applicare l’Istituto della liquidazione del patrimonio, una proposta accolta con sentenza del Tribunale meneghino del 16 marzo 2022. Giovanni fra quattro anni verrà cancellato da tutte le centrali dati, sia pubbliche sia private”. Tutto bene? Fino a un certo punto. Perché la Legge 3 è ancora troppo poco conosciuta: “É incomprensibilmente poco pubblicizzata dai media e dagli organi preposti – denuncia Stracuzzi- ma non è solo questo il problema. Si tratta di una norma il cui utilizzo, forse, conviene poco ai professionisti perché un cliente libero da beghe è un cliente che non ha più bisogno di ulteriori interventi. In più, aspetto assolutamente da non sottovalutare, ci sono troppe società intermediarie che millantano di risolvere i problemi, ma non riescono mai a essere incisive. Occorre, quindi, essere sempre più qualificati, presenti, disponibili e intellettualmente onesti. Le famiglie italiane, così come il nostro settore produttivo, sono in crisi e hanno bisogno di aiuto. Ascoltare le loro storie ci fa tastare il polso della situazione, riportandoci, inequivocabilmente, tutta la disperazione e lo smarrimento che stanno vivendo i nostri connazionali. Quando questo accade, non si può voltare lo sguardo da un’altra parte. Dobbiamo intervenire, subito”.