Sfide e strategie per gli investitori istituzionali in Italia

Gestire alta inflazione, crescita in frenata e nodo demografico

OTT 20, 2022 -

Roma, 20 ott. (askanews) – Quali strategie adottare, da parte degli investitori istituzionali, per affrontare al meglio le molteplici sfide di questa fase: l’alta inflazione e il caro energia che hanno innescato una corsa ad alzare i tassi delle banche centrali. E intanto il rallentamento della crescita economica che appare sempre più evidente. Sono stati i temi su cui si è sviluppata la seconda edizione dell’Italian Institutional Funds Forum (Iiff), l’evento di ProfessioneFinanza realizzato in collaborazione con la Luiss Business School, che si è svolto a Roma, presso la sede di Villa Blanc. ‘L’Italian Institutional funds forum nasce per dare risposte a esigenze molto complesse che come questa premessa si rilevano assolutamente sommarsi una all’altra’, spiega Marco Cigna, direttore generale di ProfessioneFinanza. ‘Le risposte sono di guardare, attraversare questo periodo pensando alla sostenibilità del lungo periodo, quindi bisogna spostare gli assi temporali e la duration di 5-10 anni e soprattutto riuscire intercettare quelle che sono le cosiddette asset class più profittevoli, rispetto che cosa? Più profittevole rispetto al fatto che questo mondo è passato dal mondo globalizzato ad un mondo glocalizzato, al termine della pandemia o comunque al diminuire della pandemia, a un mondo che oggi diventa de-globalizzato, perché siamo in attesa di vedere eventi di un mondo multipolare. Questo ha degli impatti anche macroeconomici, e questo si riflette anche sulle asset location e qui, all’Italian Istitutionals Funds Forum ci sono le risposte giuste’. Dopo due anni tra lockdown e restrizioni anti Covid, ora, con la guerra in Ucraina e i riposizionamenti geopolici, il panorama della globalizzazione è destinato a drastici mutamenti. E gli investitori istituzionali possono esserne protagonisti delle nuove politiche su energia o digitale. ‘Gli investitori istituzionali hanno un ruolo fondamentale, che non è solo legato la tutela e alla gestione risparmio, ma è legato anche al modo in cui le proprie scelte investimento orientano i flussi finanziari verso determinati settori o aree dell’economia reale’, rileva Raffaele Oriani, Dean della Luiss Business School. ‘E’ quindi evidente che in questo momento il fatto che i fondi decidano di orientare certi investimenti verso la transizione energetica e verso attività legate alla sostenibilità, evidentemente può influenzare in modo significativo il ritmo con cui noi procederemo in questo passo – dice – in questo processo di transizione energetica e la direzione che evidentemente prenderemo’. Nel corso dei lavori si sono alternate tavole rotonde e dibattiti, con protagonisti chiave del settore su diversi gradi temi. Un momento significativo è stato il dibattito con player di primo piano del panorama globale. Laurence Bensafi, Deputy Head of Emerging Markets Equity della Rbc BlueBay ha invece concentrato il suo intervento sui mercati emergenti, che di fatto non erano mai riusciti a riprendersi pienamente dalla crisi passata, anche a causa delle pressioni derivanti dalla forza del dollaro, ora ulteriormente aumentata. Ma al tempo stesso, la ‘svolta’ che si sta creando a seguito della guerra russo-ucraina ‘fa realizzare che siamo molto dipendenti da pochi paesi, spesso non amichevoli e democratici. E qui entra il concetto di deglobalizzazione’. Ma bisogna anche tenere presente, in questa fase di alta inflazione, che proprio i Paesi emergenti ‘sono più abituati di quelli avanzati a gestire alti livelli di caro vita’, ha proseguito Bensafi. Inoltre su temi come la decarbonizzazione e le rinnovabili, seppure partano da livelli più bassi, i giganti emergenti sono destinati ad un boom, come l’India e ancor più la Cina che è il Paese dominante assoluto ad esempio sul solare: produce il 90% dei pannelli e conta ‘società molto interessanti su cui posizionarsi’, ha detto. Intanto in Europa, in particolare nell’area del Baltico per centrare gli obiettivi di net zero ‘dobbiamo moltiplicare per le infrastrutture su energie rinnovabili’, ha affermato Stig Pastwa, Partner & COO della Copenhagen Infrastructure Partners. E se è vero che la Cina è il player dominante su molti dispositivi necessari per le rinnovabili o l’elettrificazione, come le batterie, al tempo stesso va rilevato che queste industrie cinesi ‘sono basate su produzioni a basso costo alimentate da energia non da rinnovabili’, ha detto. E non bisogna dare per scontato, ha aggiunto Pastwa, che in futuro sia possibile proseguire gli scambi di questi beni senza conseguenti correttivi (non l’ha citata ma probabilmente si riferiva alla carbon tax alle frontiere che sta studiando l’Ue). In generale come indicazioni per questa fase bisogna puntare su rendimenti e canoni, mentre ‘non è il momento per scommesse sulle rivalutazioni. Secondo, questo è il momento della diversificazione. E terzo bisogna anche prepararsi a locazioni tattica per trarre vantaggio da situazioni di stress di mercato’. Nel quadro generale, poi, il caso dell’Italia, che presenta un ulteriore nodo demografico: invecchiamento e calo della popolazione creano sfide supplementari. E come ha spiegato Mauro Marè, direttore dell’Osservatorio sul Welfare della Luiss Business School vanno riadattati i servizi verso l’assistenza e modernizzata l’offerta della previdenza complementare. Marè ha anticipato alcuni elementi di una approfondita indagine condotta in questi mesi. Innanzitutto il problema del welfare appare concentrato nelle periferie, nelle ‘cinture delle città’. Ci sta una netta differenziazione per fasce di età, istruzione e tipologia di attività riguardo all’adesione alla previdenza integrativa. Ma qui ‘va cambiato il modo di fare adesioni, o la previdenza va sui social – ha detto Marè – e riesce in qualche modo a intercettare i giovani, che altrimenti ne restano fuori, oppure l’opzione dell’obbligatorietà rischia di diventare una strada forzata’. Lo studio evidenzia anche un netto divario sulla percezione di miglioramento o peggioramento del proprio tenore di vita rispetto a quello dei genitori: per gli 55 è salito mentre per gli under 35 è in calo. E senza molti giri di parole ‘le pensioni le pagano gli attivi ai non attivi. E se non cambiano i rapporti – avverte l’accademico – sulle proporzioni tra attivi e non, non si scappa’ dai problemi che incombono su welfare e sistema pensionistico. ‘Abbiamo numero enorme di over 65, che oggi vivono per 20 anni e per questa valanga di anziani bisogna trovare le risorse. Chi paga?’, si è chiesto Marè. Il dibattito su meccanismi di anticipo pensionistico sembra trasmettere l’idea che si discute di questioni senza avere davvero idea di cosa si trovi di fronte, a meno di non prevedere adeguati correttivi sul livello degli assegni. In più c’è anche un problema di ‘composizione’: ‘per molti anni il welfare era la pensione. Ma ora la domanda sull’assistenza malattia è salita dal 3% al 45%. Con l’invecchiamento i servizi devono essere ripensati su assistenza alla persona’. Infine ma non ultimo il ruolo della forza lavoro femminile nel welfare, che copre servizi non forniti dallo Stato. Marè, qui ha citato l’esempio del modelli scandinavi, che ‘con un giusto equilibrio tra pubblico e privato, tra famiglia e mercato, evitano di scaricare sulle famiglie l’assistenza agli anziani’. Tutto questo è ‘anche una opportunità, perché se hai una popolazione che invecchia – ha detto – può essere un business. Una prospettiva di lavoro importante per molte persone’. Tornando al quadro generale dell’Italia, un elemento da ricordare è rappresentato dall’alta quota e dal potenziale quindi del risparmio. ‘In realtà in Italia il risparmio dei dei privati è molto più alto che in altri paesi e quindi intercettare questo risparmio, attraverso investimenti gestiti da soggetti professionali, è fondamentale per l’economia – ha rilevato Oriani – perché questo aiuta orientare questo risparmio privato verso aree dell’economia reale, e verso attività legate la transizione energetica e digitale, che sono di fondamentale importanza per il nostro paese in questo momento’. Il forum è proseguito con un dibattito su come stia cambiando il ruolo degli investitori istituzionali nel nuovo contesto storico. E dai lavori sono giunte anche indicazioni molto chiare alle istituzioni su quelle che sono le esigenze del settore, per essere in grado di fare la propria parte. ‘Ci si aspetta che, soprattutto in questa fase così complessa, ci sia un ascolto attivo, questo è fondamentale, un ascolto attivo che generi una comprensione reale delle esigenze della previdenza, del welfare a 360 gradi di questa nazione e che scarichi a terra, poi, con delle norme, con delle leggi, che consentano, magari anche attraverso la leva fiscale, di incentivare l’accumulo previdenziale delle persone dei cittadini – ha concluso Cigna – per potersi garantire un futuro migliore di quello che sicuramente adesso stiamo attraversando’.