Gas, Lanza: domanda bassa, prezzi in discesa anche senza price cap

Urgente intervenire sul sistema del prezzo marginale

OTT 20, 2022 -

Roma, 20 ott. (askanews) – Più che essere legata all’effetto annuncio e alle aspettative su un futuro price cap al gas a livello europeo, tra l’altro molto difficile da realizzare, la discesa dei prezzi sul TTf di Amsterdam negli ultimi giorni è legata a un fattore più concreto: la domanda è più bassa dell’offerta. Le temperature sono alte in questi giorni, gli stoccaggi sono pieni e paesi come l’Italia in questo momento stanno esportando gas verso l’Austria. Lo spiega in una intervista il professor Alessandro Lanza, professore a contratto di Energy and environmental policy presso l’Università Luiss, già vicedirettore della divisione Energia e ambiente dell’Iea/ Ocse, capo economista di Eni e direttore esecutivo della Fondazione Eni Enrico Mattei. “Il price cap temporaneo – sottolinea Lanza – leggendo i documenti in realtà è molto sfumato perchè tra l’altro si dice che se ne parlerà a marzo ed è un modo per buttare la palla in angolo, perchè veramente gli interessi dei vari paesi sono talmente diversi che non sono ancora riusciti a trovare un punto di chiarezza condiviso. Anche perchè onestamente imporre un cap è molto complicato e non abbiamo esempi nel mondo di price cap. Naturalmente uno può dire ‘il price cap è che l’Unione europea si presenta con il suo presidente ed, emulando Draghi ai tempi d’oro, potrebbe applicare il whatever it takes al gas. Questo si potrebbe fare se la Von der Leyen avesse la forza politica di dire ai cittadini questo è il livello di prezzo al quale noi non siamo disposti ad andare oltre. Ma questo è un impegno politico forte che significa tra l’altro che stai dicendo ai cittadini europei di razionare il gas. Ma siccome nessun paese vuole dire questa cosa, il price cap è una cosa che resta così”. Il Ttf perde quota perchè “fa caldo, la domanda è bassa, l’offerta continua ad arrivare, i depositi sono pieni, l’Italia vende gas in questo momento e quindi il Ttf e il prezzo spot della borsa olandese che tanto ci ha fatto penare, scende. Certo contano anche le aspettative. Il Ttf è stato per dieci anni a 25 euro e nessuno sapeva cosa volesse dire, dopo di che è salito perchè dopo il Covid mancavano investimenti in upstream di gas per cui siamo arrivati alla ripartenza di slancio e senza il gas necessario. Poi c’è stata la guerra, ha fatto una curvetta con l’invasione dell’Ucraina, dopo con l’idea che tutti correvano a comprare gas e che forse non ci sarebbe stato e che la guerra sarebbe andata in un certo modo, allora il ruolo delle aspettative e in particolare la corsa della domanda verso l’offerta ha fatto impennare i prezzi fino a 350 euro per megawattora. Adesso dopo il picco, siamo in una situazione opposta. Fa caldo e finchè fa caldo la domanda sarà questa”. Difficile fare previsioni in questa fase “il settore domestico che è un terzo del totale, risente del clima atmosferico e quindi un inverno più o meno rigido fa tutta la differenza. L’idustriale dipende da come si colloca il prezzo e secondo me le prossime bollette saranno inferiori a queste bollette perchè anche se Arera ha almeno temporaneamente separato la costruzione delle bollette dal Ttf e si basa sul Pvs, le bollette saranno destinate a diminuire per il prossimo trimestre e questo darà un po’ di fiato. L’incertezza è quanto può durare la guerra in cui ci sono solo due attori che possono determinare un cessate il fuoco, la Cina e gli Usa, perchè una pace al momento è impossibile”. Più importante invece per il professore intervenire sul “problema vero” che non si è affrontato, il sistema di prezzo marginale. Si tratta del prezzo corrispondente al costo marginale del sistema, cioè al costo marginale della più costosa tecnologia di generazione elettrica necessaria a soddisfare la domanda in un preciso momento e che si applica a tutti gli impianti chiamati a coprire il fabbisogno, a prescindere se abbiano costi di produzione inferiori, come le rinnovabili. “Stiamo andando in un mondo in cui la parte rinnovabile dell’offerta elettrica cresce sempre di più. La parte rinnovabile dell’offerta elettrica è quella parte che in questi giorni in cui il Tff è così alto guadagna un mare di soldi. Per come è costruita la curva dell’offerta con cui si determina il prezzo dell’energia elettrica ogni giorno, l’impianto più costoso fa il prezzo per tutti gli altri. Quindi se non si trova un modo di staccare le fossili dalle non fossili questo resta un problema. Devi costruire una curva dell’offerta senza le rinnovabili e trovare il modo di remunerare le rinnovabili in modo diverso”, rimarca Lanza.