Il Pil 2023 cala a 0,6%, il centrodestra già studia (la difficile) manovra

Ok a Nadef. Chigi: "Draghi non fa da garante con i partner Ue"

SET 28, 2022 -

Roma, 28 set. (askanews) – Crescita rivista al rialzo al 3,3% nel 2022, ma in netta frenata nel 2023, quando si attesterà allo 0,6%. E’ questo il quadro che il governo di Mario Draghi lascia al nuovo esecutivo con la Nota di aggiornamento al Def, approvata oggi in Consiglio dei ministri. Il documento, base per costruire la legge di bilancio, è stato approvato solo nella parte del tendenziale, con uno scenario a legislazione vigente, senza definire gli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2023-2025. Per l’anno in corso, si prevede che il livello tendenziale del Pil aumenti del 3,3%, rispetto al 3,1% contenuto nello scenario programmatico del Def approvato in aprile, grazie alla crescita superiore al previsto registrata nel primo semestre e pur scontando una lieve flessione del Pil nella seconda metà dell’anno. Inoltre, “per effetto del positivo andamento delle entrate e della moderazione della spesa primaria sin qui registrati quest’anno”, si prevede che l’indebitamento netto (deficit) tendenziale scenda dal 7,2% del 2021 al 5,1%, un livello inferiore all’obiettivo programmatico definito nel Def, pari al 5,6%. Anche il rapporto debito/Pil è previsto in netto calo quest’anno, al 145,4% dal 150,3% del 2021, con un ulteriore sentiero di discesa negli anni a seguire fino ad arrivare al 139,3% nel 2025. Nel 2023, a causa dell’indebolimento del ciclo internazionale ed europeo, la crescita tendenziale prevista scende allo 0,6% rispetto al 2,4% programmatico del Def di aprile; l’indebitamento netto tendenziale a legislazione vigente viene previsto al 3,4%, inferiore all’obiettivo programmatico del 3,9%. Le stime, viene precisato, “sono improntate, come per i precedenti documenti di programmazione, a un approccio prudenziale e non tengono conto dell’azione di politica economica che potrà essere realizzata con la prossima legge di bilancio e con altre misure”. Toccherà dunque al nuovo esecutivo, eventualmente, decidere le misure per modificare questo quadro. I tempi per scrivere la manovra saranno strettissimi e infatti, seppur non ufficialmente, tecnici del centrodestra sarebbero già al lavoro, in collaborazione con le strutture di governo, per impostare il lavoro in vista dell’insediamento che non arriverà prima della seconda metà di ottobre. Nessun “aiuto” dal governo Draghi, ma una “necessità oggettiva” dettata dal calendario, garantiscono fonti parlamentari di centrodestra. Intanto, mentre oggi alla Camera si sono incontrati Giorgia Meloni e Matteo Salvini, Palazzo Chigi smentisce le indiscrezioni di stampa che parlano di un “patto” tra Draghi e la presidente di Fdi, secondo cui il premier farebbe da “garante” in Europa del nuovo esecutivo di centrodestra. “Il presidente del Consiglio – si legge in una nota diffusa stamani – non ha stretto alcun patto né ha preso alcun impegno a garantire alcunché”. Il premier “mantiene regolari contatti con gli interlocutori internazionali per discutere dei principali dossier in agenda e resta impegnato a permettere una transizione ordinata, nell’ambito dei corretti rapporti istituzionali”. Afe/Int2