Pa, Fuggetta: per accelerare su digitale serve interoperabilità dati

Ad Cefriel: serve definire standard, Expo 2015 caso di successo

SET 23, 2022 -

Milano, 23 set. (askanews) – Per accelerare sul digitale la pubblica amministrazione “deve risolvere il suo vero problema che è l’interoperabilità dei dati tra gli enti. Prima non se ne parlava, ora si è capito che il tema esiste e va risolto”. Alfonso Fuggetta, professore del Politecnico di Milano e ceo di Cefriel, individua nel mancato dialogo tra gli enti pubblici il freno che limita l’evoluzione digitale del Paese: “Quando l’interoperabilità c’è, non si vede se non in maniera indiretta. Semplifica la vita e riduce gli adempimenti, ma fa sparire cose e non le crea. Per la politica è un processo difficile da spiegare”, sottolinea il docente. Per risolvere una volta per tutte la questione, spiega Fuggetta, “bisogna definire degli standard di interoperabilità, con un lavoro tecnico che valorizzi le esperienze locali di successo, come quelle di Regione Lombardia e Expo 2015. Ma per arrivare al traguardo serve che le amministrazioni collaborino tra di loro e non è affatto semplice. Bisogna trovare un accordo istituzionale”, un po’ come si sta facendo con il fascicolo sanitario elettronico. “È un lavoro complicato perché c’è un ente centrale come il ministero della Sanità che deve cooperare con le regioni, chiamate a loro volta a coordinarsi con le strutture sul territorio che possono essere sia pubbliche che private”. Insomma, evidenzia Fuggetta, “ciascuno deve fare la sua parte e se si va da soli è difficile far dialogare i sistemi”. Per accelerare sulla digitalizzazione del paese un ruolo lo giocano anche le imprese e il sistema formativo. “Le aziende italiane devono iniziare a spingere di più sulla digitalizzazione: troppe pensano di non essere in grado e poterne fare a meno, ma il mercato le spazzerà via presto se non investono.”, dice. Sul fronte della formazione, invece, “va ripensato tutto il sistema scolastico. Abbiamo bisogno di più informatici e meno di altre categorie. Il problema non è cancellare gli Itis o fare solo il liceo. Può andar bene tutto quello che si fa, a patto che lo reinterpreti in modo nuovo grazie e tramite il digitale. Le competenze – chiosa Fuggetta – sono l’abilitatore di tutto, anche dopo la fine del percorso tradizionale. E’ per questo che è necessario organizzare la formazione continua per poter riqualificare chi, con la tecnologia che accelera, rischia di trovarsi fuori dal mercato del lavoro”.