Smart work, Orlando: serve un accordo quadro, convocherò le parti

Oppure una legge. Il fenomeno fa governato, non rimosso

SET 18, 2021 -

Lavoro Roma, 18 set. (askanews) – Su telelavoro, più comunemente chiamato smart working “ci vuole un accordo quadro nazionale. Io chiamerò le pari sociali nelle prossime settimane per riprendere un ragionamento che avevamo aperto, perché alla fine dell’anno scade la deroga alla normativa, quindi si tornerebbe alla contrattazione individuale che però, secondo me, non è più in grado di far fronte alle dimensioni del fenomeno per come si è sviluppato”. Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Adrea Orlando durante un convegno organizzato dalla Cgil. “Se questo accordo quadro affronta tre temi fondamentali non c’è bisogno di una legge, sennò c’è bisogno di una legge”, ha spiegato. E questi tre temi chiave sono “primo, quello della sicurezza sui luoghi di lavoro, che a questo punto diventa anche la casa. Secondo – ha proseguito Orlando -: la sicurezza dei dati e la responsabilità sui dati, perché se io lavoro per la mia azienda ma perdo i dati di terzi, chi ne risponde? Quali sono le condizioni mediante le quali i terzi sono garantiti? Chi risponde di risarcimento e responsabilità? Bisogna dare un minimo di criteri attraverso i quali si può attivare questo percorso, perché non lo puoi fare sul cellulare di tuo figlio”. “La terza questione – ha detto ancora il ministro – è quella del diritto alla disconnessione. Lo smart working non deve essere lo strumento di conciliazione”. Se da un lato, infatti “non devi attraversare la città e hai una serie di ricadute per migliorare la qualità della vita”, dall’altro “però ha effetti negativi, come il fatto che si sfuma la differenza tra il riposo e il lavoro”. “Se si arriva a una intesa tra le parti sociali bene, sennò penso che dovrà intervenire la legge”. Piuttosto “mi sorprendono le posizioni che si sentono, sul dover tornare in presenza perché sennò bar e negozi rischiano di chiudono”. Ma allora lo stesso dovrebbe valere per i grandi investimenti sulle infrastrutture digitali, ha notato Orlando. “Credo che dovremo fare i conti con un punto di non ritorno che si è determinato e che dobbiamo governare, piuttosto che puntare a rimuoverlo e semmai – ha concluso – porci il problema di come armonizziamo l’impatto che questi processi determinano”.