Acqua, Utilitalia: al Sud cooperazione pubblico-privato

Per rilancio investimenti in ottica industriale

NOV 18, 2020 -

Roma, 18 nov. (askanews) – “La soluzione dei problemi che affliggono il servizio idrico al Sud non è più differibile. Nei territori in cui la riforma di 25 anni fa non è stata ancora portata a compimento, servono interventi che consentano di superare le gestioni in economia, di rilanciare gli investimenti e di promuovere la strutturazione di un servizio di stampo industriale”.

Lo ha detto Michaela Castelli, presidente di Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) nel corso del convegno online “Non è un destino il Sud senz’acqua – Recovery plan per servizi idrici efficienti”, organizzato dall’Associazione “Merita Meridione – Italia” e da Utilitalia.

Per Castelli “occorre recuperare rapidamente il ritardo accumulato nelle regioni meridionali rispetto all’implementazione del quadro normativo e regolatorio nazionale”. Per fare questo “è necessario un intervento dello Stato che garantisca la rapidità e l’efficacia del processo utilizzando, laddove necessario, i poteri sostitutivi già previsti dalla normativa”. Si dovrebbe partire “dall’individuazione degli investimenti prioritari e da una revisione, ove necessario, della delimitazione territoriale delle ATO, per poi passare all’affidamento delle realizzazione degli investimenti e alla gestione delle infrastrutture e del servizio; in una strategia di breve periodo si potrebbe utilizzare lo strumento del project financing per far partire gli investimenti prioritari, mentre nel medio periodo l’obiettivo deve essere l’affidamento del servizio a norma di legge a un soggetto industriale”.

A fronte di un fabbisogno stimato di investimenti pari a circa 80-90 euro per abitante l’anno, ha spiegato la presidente di Utilitalia, “la media nazionale è di circa 40 euro mentre nel Sud si scende a circa 26 euro; nelle gestioni in economia, ancora molto diffuse soprattutto in alcune regioni del Mezzogiorno, gli investimenti si attestano a circa 5 euro ad abitante l’anno. È evidente che in tali realtà non solo non sono ipotizzabili programmi di sviluppo di reti ed impianti, ma non è nemmeno possibile garantire un’adeguata manutenzione dell’esistente”.

“Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord, ed in qualche caso anche al Sud – ha concluso Castelli – la gestione del servizio idrico integrato da parte di operatori industriali rappresenta la strada migliore per erogare servizi di qualità e per garantire la realizzazione dei piani di investimento approvati dalle autorità locali”.