Ue,Gentiloni:nuovo equilibrio fra concorrenza e autonomia strategica

Dopo Covid-19 crescita ruolo intervento pubblico in economia

NOV 16, 2020 -

Bruxelles, 16 nov. (askanews) – Le circostanze senza precedenti della crisi economica causata dalla pandemia del Covid-19 hanno accresciuto molto il ruolo dello Stato nell’economia, la necessità dell’intervento pubblico per far fronte all’emergenza, ma ora bisognerà discutere di come arrivare e un “equilibrio nuovo” fra un regime di aiuti di Stato che non deve sacrificare i due pilastri del modello economico europeo, la concorrenza e il “level playing field” nel mercato unico, e quella che viene definita “l’autonomia strategica” dell’Europa. E’ in questo quadro, e non in quello di una “autarchia economica strisciante” da parte degli Stati membri, che si dovrà declinare questo nuovo ruolo dello Stato. E’ quanto ha detto, in sintesi il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, nel suo intervento in videoconferenza oggi alla “Finance Community Week”.

“Il tema di questa rafforzata funzione pubblica, dello Stato, nell’economia – ha spiegato Gentiloni – evoca due questioni connesse tra loro: da una parte le nostre regole sugli aiuti di Stato nell’Unione europea, e dall’altra l’autonomia strategica, sia di ciascun paese che dell’Ue in quanto tale, collegata al futuro delle catene del valore, alla situazione attuale della competizione internazionale, alla competizione con il capitalismo di Stato che c’è in alcuni dei maggiori player economici mondiali”.

“I governi – ha sottolineato il commissario – hanno fatto bene a reagire, a spendere in media circa il 4,5% del Pil dell’Eurozona, che probabilmente si avvicinerà ora al 5%, in spese straordinarie e misure di sostegno, e una cifra molto maggiore, superiore al 20% del Pil, in garanzie e rinvii di tasse”.

Ma ora, ha chiesto Gentiloni, “qual è prospettiva? C’è bisogno di creare un equilibrio nuovo tra gli aiuti di Stato e quella che definiamo come ‘autonomia strategica dell’Europa’, ma che poi si declina in discussioni anche nei singoli paesi. Perché ci sono alcuni pilastri della politica europea ai quali non possiamo rinunciare: la concorrenza, il ‘level playing field’ (le pari condizioni, ndr) del nostro mercato unico, che sono alla base del nostro modello economico. Come possono evolvere queste regole e questi pilastri senza essere stravolti? È il tema che ci occuperà molto nei prossimi mesi”.

“Abbiamo adottato a metà marzo – ha ricordato il commissario – da un lato una decisione sulle norme di bilancio, la clausola straordinaria di sospensione delle regole di attuazione del Patto di stabilità, e dall’altra, negli stessi giorni, il ‘Temporary framework’, questo quadro straordinario e temporaneo che cambia profondamente il regime degli aiuti di stato così come era stato concepito in precedenza, consentendo ai diversi paesi interventi a sostegno delle proprie imprese senza precedenti”.

“Ha funzionato – si è chiesto ancora Gentiloni – questo regime temporaneo? In che misura? Questa è la prima valutazione da fare se vogliamo nei prossimi mesi discutere di come prolungarne o modificarne le caratteristiche. Bisogna innanzitutto partire dal fatto che le richieste da parte degli Stati membri di ricorrere a queste possibilità inedite di aiuti di Stato sono state – ha rilevato il commissario – molto, molto consistenti: sono arrivate ai primi di novembre ha 2.960 miliardi di euro di richieste in deroga alle regole precedenti sugli aiuti di Stato”.

“Se ne è discusso molto – ha ricordato Gentiloni – perché un po’ più della metà di questi 3.000 miliardi ha riguardato le richieste avanzate da un singolo paese europeo, la Germania, e poi con un livello più o meno comparabile fra loro la Francia e l’Italia, che hanno avanzato richieste di garanzie per circa il 15% di questa cifra. Bisogna aggiungere – ha precisato – che le risorse effettivamente erogate sono state finora piuttosto limitate, paradossalmente soprattutto da parte tedesca. La Germania ha fatto alcuni interventi molto consistenti, per esempio a sostegno di Lufthansa e del gigante dei tour operator Tui, ma il volume di fuoco autorizzato in deroga agli aiuti di Stato è ancora in larga misura da utilizzare. Fra i paesi che lo hanno utilizzato di più il rapporto alle richieste fatte c’è stata la Spagna, per esempio”.

“Questa discussione – ha annunciato Gentiloni – si svilupperà immagino nei prossimi mesi per arrivare a un quadro più stabile che cerchi di conseguire l’obiettivo di una evoluzione del nostro meccanismo, senza rinunciare a quei principi della concorrenza e del level playing field che sono irrinunciabili”.

“L’intervento del ruolo pubblico – ha insistito il commissario – è non solo inevitabile, ma necessario. Pensiamo alle difficoltà in cui si ritrovano gli Stati Uniti perché, in questo momento di transizione in cui non sono chiari gli equilibri dei poteri sia nell’Amministrazione che nel Congresso, si sente la difficoltà a varare le misure di stimolo all’economia che sarebbero necessarie. Non dobbiamo avere alcuna diffidenza nei confronti di questa reazione pubblica rapida e necessaria degli Stati”.

“Al tempo stesso – ha continuato Gentiloni -, mentre ribadiamo che in circostanze così drammatiche non possiamo affidarci alla ‘mano invisibile del mercato’, dobbiamo anche fare attenzione ha avvertito – a non sopravvalutare quanto ci si possa affidare alla mano ben visibile dello Stato. Perché questo affidamento non deve fare ombra ai limiti che ci devono essere: sia perché l’intervento pubblico non fa miracoli, non può sostituirsi alle dinamiche dei nostri mercati; sia perché questo accresciuto intervento pubblico deve coniugarsi con una dimensione europea”.

“Noi discutiamo molto a Bruxelles di autonomia strategica dell’Europa; discutiamo addirittura, ed è abbastanza senza precedenti, di politiche industriali europee, cioè di priorità in alcuni settori che possono essere condivise tra diversi paesi, per recuperare, laddove ci siano, i ritardi europei nei confronti della Cina e degli Stati Uniti”. In questo contesto, ha sottolineato il commissario, “l’intervento pubblico non può tradursi in una forma strisciante di autarchia nazionale nelle nostre economie: è necessario, è auspicabile, deve andare nella direzione di far fronte all’emergenza, le disuguaglianze, deve rendere le nostre economie più sostenibili è più competitive sul piano digitale; ma deve inserire questo impegno in una dinamica europea”.

“Se davvero vogliamo essere autonomi sul piano strategico, non riusciremo ad esserlo a livello nazionale, riusciremo ad esserlo solo a livello europeo”, ha concluso Gentiloni.