Lagarde: “Investimenti green troppo pochi e troppo poco verdi”

Finanza verde "una giungla" e spesso marchio green una copertura

OTT 14, 2020 -

Roma, 14 ott. (askanews) – Ance se l’Europa è all’avanguardia nel mondo sulle politiche ambientali e gli investimenti “green”, anche nell’Unione europea questi ultimi restano troppo pochi. Ma non solo, ha avvertito la presidente della Bce Christine Lagarde, quegli investimenti verdi che ci sono sono anche troppo poco certificati: non è accertata la loro effettiva compatibilità ambientale.

Anzi, intervenendo ad una videoconferenza sull’iniziatva delle Nazioni Uniti sul Programma di finanziamento delle politiche ambientali, Lagarde ha citato uno studio della Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, da cui è emerso che spesso la dicitura green di alcuni titoli presunti tali è solo “una copertura, una foglia di fico”.

Secondo Lagarde, che da subito, a inizio mandato (ormai quasi un anno fa) alla Bce ha spinto per cercare di inserire obiettivi ambientali anche nella politica monetaria, “è di importanza cruciale che la finanza vada nella giusta direzione. Abbiamo imparato da questa pandemia che ci serve uno stile di vita più verde e maggiore rispetto della biodiversità”, ha detto, senza elaborare oltre quale sia il nesso tra Covid e biodiversità.

“Dalla Bce – ha proseguito – vedo chiaramente che non ci sta abbastanza finanza green che vada nella giusta direzione. In Europa servono 290 miliardi di euro l’anno per molti anni per centrare gli obiettivi” come quelli fissati negli accordi di Parigi, “ma se guardiamo al quadro finanziario sugli investimenti green siamo a 100 miliardi, quindi siamo a corto di due terzi di quello che servirebbe. Il primo punto è questo: non ci sono abbastanza finanziamenti nella giusta direzione”.

Lagarde ha voluto puntualizzare che nel panorama globale “l’Europa non va male” su questo aspetto, “anzi si vede chiaramente che la Banca europea degli investimenti va in quella direzione e che molti governi stanno emettendo green bond. Al momento nell’area euro quello dei green bond è chiaramente un mercato emergente ch speriamo crescerà in modo significativo”.

Peraltro, con il piano di rilancio post pandemia Next Generation Eu “ci sarà una massiccia emissione di titoli Ue a partire da inizio 2021, 750 miliardi di euro di euro complessivi per rispondere alle conseguenze della pandemia ed è focalizzata su green e digitale. Il 30% degli investimenti sarà green: significa 270 miliardi di euro – ha detto Lagarde – ma dal mio punto di vista è che sebbene non sia ancora abbastanza l’Europa ha sicuramente un ruolo chiave sugli investimenti green”.

La presidente Bce ha infatti messo in rilievo come “oltre il 40% delle emissioni di titoli green siano denominate in euro, a fronte di un 20% in dollari. Quindi l’Europa ha un ruolo chiave da giovare in questo campo”.

Tuttavia “non solo non ci sono abbastanza investimenti, ma quelli che ci sono non sono abbastanza verdi”, è il secondo punto evocato da Lagarde nell’intervento al convegno Onu, che si svolgeva mentre sono in corso le assemblee autunnali (virtuali) di Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale.

“Qualcuno ha detto che la finanza green è come il selvaggio west: io dico che è la giungla nel selvaggio west. Perché ci sono così tanti rating e ranking per determinare se un bond è Esg o meno – ha detto – che molti investitori si perdono”.

“Chiaramente bisogna fare di più – ha proseguito la presidente Bce – perchè i mercati da soli non stanno prezzando adeguatamente il rischio climatico. In assenza di definizioni comuni condivise e di disclosure delle imprese ci servono informazioni dettagliate per valutare se le pratiche dichiarate verdi lo siano effettivamente”.

Ma questo compito “non spetta alla Banca centrale, sta a legislatori e regolatori e sono molto contenta – ha rilevato Lagarde – che a luglio il Parlamento Ue abbia varato una tassonomia che indica cosa sia green”.

“Per parte nostra alla Bce esaminiamo tutti i nostri portafogli non monetari, per assicurare che i nostri investimenti siano green”, ha proseguito, in riferimento a cose come il fondo pensione dei dipendenti della Bce. “Ma date le carenze dei mercati ci siamo chiesti se la neutralità di mercato debba essere il parametro dei nostri acquisti di politica monetaria, non anticipo conclusioni e ce ne occuperemo nella nostra revisione strategica, ma penso che tutte le Banche centrali dovrebbero chiedersi se non stiamo accentando i rischi ambientali – è la tesi di Lagarde – non prezzandoli nella nostra politica monetaria e su come impattino sulle future generazioni, non combattendo i cambiamenti climatici”.