Coronavirus, in Italia già persi 578mila posti di lavoro

I dati Istat-Min.Lavoro-Inps-Inail-Anpal sui primi sei mesi dell'anno

SET 18, 2020 -

Roma, 18 set. (askanews) – Il sopraggiungere dell’emergenza sanitaria e le misure di lockdown introdotte per frenare il diffondersi della pandemia hanno provocato “forti perturbazioni nel mercato del lavoro”, soprattutto nel secondo trimestre 2020.

E’ stata infatti “progressiva” la perdita di posizioni lavorative da inizio marzo fino a circa 578 mila posizioni in meno al 30 giugno 2020 in confronto alla dinamica dei flussi dei primi sei mesi del 2019, dovuto a -154 mila posizioni a tempo indeterminato e -424 mila a tempo determinato. Sono i dati diffusi dall’Istat, ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal che hanno pubblicato la Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione del secondo trimestre 2020.

Nel complesso, al 30 giugno 2020 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, il saldo di 578 mila posizioni in meno è dovuto a una diminuzione di 1 milione 567 mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente (-362 mila a tempo indeterminato e -1 milione 205 mila a termine) e un calo di 988 mila cessazioni (-207 mila a tempo indeterminato e -781 mila a termine).

Le contrazioni – rispetto al volume delle posizioni lavorative perse – hanno riguardato l’agricoltura (-8 mila posizioni), l’industria (-66 mila posizioni) e soprattutto i servizi (-504 mila posizioni al 30 giugno 2020).

È il comparto dell’alloggio e ristorazione a far registrare la perdita più significativa di posizioni (-273 mila posizioni al 30 giugno 2020) su cui hanno pesato in modo particolare le mancate attivazioni (e in particolare quelle relative al lavoro a tempo determinato), così come anche nell’ambito del commercio (-52 mila). Nelle attività professionali afferenti al noleggio e servizi alle imprese la contrazione delle posizioni (-48 mila) è invece da imputare al numero crescente delle cessazioni, particolarmente elevate in concomitanza dei provvedimenti normativi.

Segno positivo per i servizi alle famiglie, soprattutto a ridosso dell’adozione del Dpcm del 9 marzo (che ha disposto anche la sospensione delle attività scolastiche e formative), che al 30 giugno 2020 mostrano una crescita di 6 mila posizioni.

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