Coronavirus, l’educazione linguistica “settore dimenticato”

Federlingue: programmare riapertura certa e con costi compatibili

AGO 5, 2020 -

Roma, 5 ago. (askanews) – Pagamento immediato della cassa integrazione straordinaria, estendere a marzo del 2021 le misure di sostegno a fondo perduto, prolungare fino a giugno 2021 gli ammortizzatori sociali per l’emergenza Covid-19. Sono le richieste più urgenti al governo da parte delle imprese del settore linguistico rappresentato da Federlingue-Confcommercio, Asils, Aisli, Eduitalia, Filins, Italian in Italy, Aidsm, Cambridge Assesment English e Ail. Un settore che “dà lavoro a migliaia di dipendenti tra docenti, formatori e addetti”.

A oltre cinque mesi dall’inizio dell’emergenza coronavirus, l’attività didattica e formativa svolta da alcune migliaia di aziende della formazione linguistica, dell’educazione e della formazione in genere “è ancora in una sorta di stand-by che condiziona fortissimamente ogni attività commerciale. Solo per alcune imprese è stato possibile proseguire i corsi attraverso la didattica a distanza, che però si è dimostrata poco gradita dai clienti e scarsamente redditizia. A febbraio-luglio, rispetto all’anno scorso, ci sono perdite di ‘nuovo fatturato’ non inferiori al 70%, con punte verosimilmente superiori all’80-90% per le realtà che offrono anche soggiorni-studio”.

“Le riaperture delle attività scolastiche – sottolinea la presidente di Federlingue, Elena Cordani – sia per chi sta provando a raccogliere qualche frutto durante il periodo estivo sia per gli istituti che lo faranno da settembre, si prospettano altamente critiche per le nostre imprese per effetto della ridotta propensione alla spesa delle famiglie e per effetto dell’applicazione delle misure di distanziamento che porteranno a una riduzione del numero degli alunni in aula, andando a modificare il modello di business: due fattori che porteranno a una drastica riduzione del fatturato”.

Nel settore dei corsi di lingue sono attive 1.850 imprese, con 15mila addetti e con un fatturato medio per impresa di 800mila euro. Con una media di 18 studenti in aula (tra privati, aziende e scuole pubbliche e private), queste imprese “erogano decine di milioni di ore di formazione all’anno, principalmente rivolta ai giovani”.

“Chiediamo al governo – aggiunge Cordani – di poter considerare la specificità di questo settore che è oggi in ginocchio, senza prospettive, per poter programmare una riapertura certa e con costi di gestione compatibili con i fatturati ridotti dall’emergenza. E di poter destinare alle imprese risorse e sostegni che consentano di evitare la catastrofe economica e i licenziamenti che purtroppo ne seguiranno”.

Glv