Realacci-Melandri: manifesto Assisi per finanza a misura d’uomo

Leva Governo generi investimenti coesione e transizione ecologica

LUG 16, 2020 -

Roma, 16 lug. (askanews) – Nel talk online “L’Italia che verrà” Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Giovanna Melandri, presidente Human Foundation e della Fondazione Maxxi, hanno rilanciato il Manifesto di Assisi per un’economia più a misura d’uomo contro la crisi. “È urgente sostenere lo sviluppo della finanza ad impatto sociale per rispondere alle sfide economiche e sociali del Paese – hanno condiviso Realacci e Melandri -. Per affrontare la crisi attuale sarà fondamentale poter contare su un modello economico e finanziario che ha tra i suoi obiettivi non solo i fatturati delle imprese ma anche i loro impatti sociali e ambientali. È importante ricordare uno dei paragrafi più importanti e coraggiosi della Laudato Sì: “la finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale”. Siamo di fronte a un’opportunità che non possiamo sprecare e l’Europa deve cogliere questa occasione per investire di più su sanità, ambiente, digitale, agroalimentare e terzo settore. Il Governo potrebbe da subito lanciare degli outcome funds su obiettivi strategici, usando la leva delle risorse pubbliche per generare investimenti privati orientati alla coesione sociale e alla transizione ecologica. Nei giorni scorsi abbiamo visto che BlackRock ha cominciato a dare seguito a quello che diceva un anno fa, e cioè a votare contro nelle società che non fanno abbastanza contro la crisi climatica. In questo momento storico l’impact investing potrebbe infatti assumere un ruolo molto significativo su almeno tre fronti nel nostro Paese: quello del pubblico, quello dei mercati e quello del terzo settore. Esistono le condizioni perché con responsabilità e concretezza si imbocchi una strada nuova, perché, come affermiamo nel Manifesto di Assisi, “non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”. Già prima della crisi covid oltre 432.000 imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti hanno investito nel periodo 2015-2018, come si legge nel rapporto GreenItaly di Symbola e Unioncamere, in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni: il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva. Difendere l’ambiente e affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro come affermiamo nel Manifesto di Assisi”.