Istat, Confassociazioni: assicurare liquidità imprese e professionisti

Deiana: "Unica soluzione per salvaguardare occupazione"

GIU 16, 2020 -

Roma, 16 giu. (askanews) – “Sono drammatici i dati che ci riassume ieri l’Istat nella sua indagine “Situazione e prospettive delle Imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19″. Oltre la metà delle imprese prevede una crisi di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020. Molti non riapriranno. Ecco perché la necessità più urgente è la liquidità, non come detassazioni e crediti d’imposta perché non danno disponibilità immediate”. Lo ha dichiarato in una nota Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, commentando i dati Istat.

“Andava fatta una cosa diversa: le banche prestano fino a 100mila € con il supporto della garanzia dello Stato e senza valutazione del merito di credito. Le imprese – aggiunge – si salvano e mantengono ferma l’occupazione per 24 mesi. Lo Stato si fa carico di quasi tutto il rischio di credito, salvando dagli NPL il sistema bancario, e sé stesso dal rischio di downgrade delle agenzie di rating. E diminuendo l’impatto della crisi sugli ammortizzatori sociali. Anche perché, al di là delle innovazioni al Decreto Liquidità (da sottoporre ancora alla UE) appena approvate, 3 domande su 4 delle domande presentate alle banche (quelle portate a 30mila € con 10 anni di rimborso) andranno rifatte. E questo vorrà dire ulteriori ritardi e mancanza di liquidità. Senza dimenticare che, nelle erogazioni più grandi sono utili le valutazioni dei fatturati e non dei ricavi, perché imprese e professionisti non li hanno, vista la tremenda crisi della domanda nei settori più deboli: turismo, ristorazione, automotive, retail, estetica e beni e servizi non strettamente necessari. Siamo già in ritardo perché tutti sono alla ricerca disperata di liquidità. Le file al Monte dei Pegni ne sono la prova lampante”.

“D’altra parte, abbiamo più di 8 milioni di lavoratori in CIG che guadagnano 457 euro medi in meno al mese. Ci sono 300mila contratti a termine che scadono ogni mese. Di cosa vivranno tutte queste persone quando scadranno CIG e Naspi e finirà il blocco dei licenziamenti con fatturati a picco ovunque? Senza dimenticare la crisi della fiducia dove ormai nessuno paga più nessuno e usa qualsiasi scusa disponibile per evitare di saldare fatture e pagamenti. Non pagare per lucrare o, più spesso, per sopravvivere. E così le imprese che vorranno approvvigionarsi di materie prime dovranno pagarle prima della consegna e non a 60/90 giorni come in passato. Così come i professionisti chiederanno almeno il 50/60% di anticipo per offrire le proprie prestazioni. E come si fa senza liquidità? Meno fiducia produce meno liquidità che genera meno domanda. Il paradigma della crisi”, conclude Deiana.